I maxi licenziamenti di Big Tech. Dopo Microsoft, ora tocca a Google

Prosegue l'ondata di licenziamenti da parte delle grandi aziende dopo le assunzioni extra effettuate nel biennio 2020-2022.

I maxi licenziamenti di Big Tech. Dopo Microsoft, ora tocca a Google

Dopo Microsoft tocca anche a Google: in arrivo per i dipendenti un maxi licenziamento. Saranno infatti in 12mila, avvisati via mail direttamente dall'amministratore delegato di Alphabet Sunbdar Pichai, a essere sollevati dal proprio incarico svolto per conto della società controllata dal colosso di Mountain View.

L'annuncio

Il Ceo, come riferito da Bloomberg, ha scritto ai lavoratori di assumersi "la piena responsabilità della decisione" del licenziamento. Una via, peraltro, già percorsa da numerose big del calibro di Amazon, Twitter, Meta e, per l'appunto, Microsoft."Questi sono momenti importanti per affinare i nostri obiettivi, rivedere la base dei costi e dirottare i nostri talenti e i nostri capitali verso le principali priorità", ha proseguito Sunbdar Pichai. Tra le "grandi opportunità che Google ha davanti a sé", citate dall'amministratore delegato, anche quella di puntare con decisione sull'intelligenza artificiale.

Assunzioni di massa

Come già spiegato anche da Meta, e confermato da Italian Tech, uno dei problemi alla base dei licenziamenti di massa sono state le assunzioni extra effettuate dalle grandi compagnie per far fronte a un'impennata di domanda nell'ambito dei servizi digitali in tempi di pandemia, chiusure forzate e lockdown. Basti citare l'esempio di Microsoft che, secondo l'analisi di Cnbc, tra 2020 e 2022 ha assunto almeno 40mila dipendenti incrementando del 22% la propria forza lavoro.

Amazon ha toccato addirittura quota 310mila assunzioni (incrementando del 38% il numero dei suoi dipendenti), Meta si è fermata a 13mila (+30%). Per quanto concerne, nello specifico, Google Alphabet, le assunzioni erano state 21mila (+ 15%), ma, a differenza degli altri colossi, non si era ancora provveduto al taglio della forza lavoro in eccesso rispetto alle richieste. Al momenento, infatti, il colosso di Mountain View si era liberato di soli 300 lavoratori, dipendenti di società controllate, evitando di mettere mano al proprio "core business", cioè il motore di ricerca.

Il taglio netto

A Twitter, che guida la classifica secondo il Washington Post in quanto a percentuale di licenziamenti rispetto alla forza lavoro (3.700 persone a casa per circa il 50% del totale), hanno fatto seguito i tagli delle altre big.

Amazon, col taglio di 18mila dipendenti ha sfoltito solo l'1% del milione e mezzo circa di lavoratori, Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp) ha lasciato a casa 11mila degli 87.314 lavoratori (- 14%), Microsoft circa 10mila su 221mila (- 5%) e Stripe 1.100 su 8.100 (- 20%).

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