«La scadenza del 2035 non verrà rispettata”. Dall’assemblea di Assolombarda, per bocca del suo presidente Alessandro Spada, arriva un netto affondo relativo al termine fissato dall’Ue per lo stop ai motori endotermici. Spada ha aggiunto «Pensiamo davvero di riuscire a vincere la sfida dell’elettrico davanti alla Cina? Questa non è una transizione: perché sono imposti obiettivi ambiziosi, tempi non coerenti e l’uso di una sola tecnologia, l’elettrico, per cui servono materie prime e componenti che l’Europa non possiede».
Spada ha ricordato che nel Vecchio Continente nel 2008 si produceva quasi il 31% del totale mondiale di veicoli, mentre in Cina il 13%. Nel 2023 i rapporti di forza risultano invertiti: l’Europa ha prodotto neanche il 19% di veicoli, la Cina il 32%. «Su questo fronte ormai non passa settimana senza una notizia preoccupante. La crisi tedesca e la difficoltà della sua industria interessano a noi più di chiunque altro proprio per la posizione in catena di fornitura loro delle nostre imprese», asserisce il numero uno di Assolombarda nel corso dell’assemblea tenutasi nella prestigiosa cornice dell’aula magna dell’Università Bocconi. La Germania rimane il mercato estero principale per la nostra regione – con un valore totale di 20 miliardi – ma la crisi si vede: - 1,8 miliardi di euro di vendite nel 2023.
Sulla stessa lunghezza d’onda Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, che ritiene «impensabile aspettare il 2026 per modificare la norma dello stop dell’endotermico nel 2035 perché è il vero tema che le sanzioni iniziano nel 2025». Orsini si è soffermato sul fatto che c’è un evidente problema a livello di domanda, ossia chi acquista le auto. Le vendite di auto elettriche non decollano. «Noi non siamo contro l’auto elettrica, figuriamoci, noi siamo per la neutralità tecnologica».
All’assemblea di Assolombarda è intervenuto anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. In merito allo stop alle auto endotermiche dal 2035, ha asserito: «Se vogliamo mantenere stop a 2035 vanno cambiate condizioni, con un piano automotive e risorse comuni sia sul fronte offerta che domanda. Togliendo i paraocchi tecnologici, quindi anche biocombustibile, idrogeno, etc». «La crisi dell’auto porta anche la crisi siderurgica e senza siderurgia non c’è industria», ha aggiunto.
Urso ha plaudito all’unità d’intenti di tutte le forze politiche davanti a Stellantis su condizioni da porre e «questa unità va mantenuta e fargli capire che l’auto in Italia deve restare e faremo di tutto per fare partire un forte piano sull'Italia».
Avanti tutta sul nucleare
Altro appello accorato partito dall’assemblea di Assolombarda è quello al nucleare. «Il nucleare garantisce la più alta produzione energetica a fronte della minore emissione di CO2 e ci permette di ridurre l’esposizione ai rischi geopolitici. È una priorità importante per il nostro territorio: 2/3 del fabbisogno nazionale di energia viene dal Nord Italia, che può far meno affidamento su alcune fonti rinnovabili, come, per esempio, l’eolico». Il numero uno di Assolombarda condivide la direzione indicata dal governo Meloni per arrivare ad un quadro giuridico entro la fine dell’anno e l’impegno del Mimit di realizzare una newco italiana con partnership tecnologica straniera per i reattori di terza generazione. «Serve però anche una precisa pianificazione finanziaria e operativa – ha spiegato - come sostenere questo investimento strategico per l’indipendenza energetica del Paese è un punto che va chiarito e reso pubblico. Il nucleare è una fonte imprescindibile – insieme al gas naturale, alle rinnovabili, all’idrogeno – per assicurare una equilibrata e sostenibile strategia di transizione energetica». In Cina sono previsti 11 nuovi reattori nei prossimi 5 anni.
Di nucleare ha parlato anche Orsini: «Energia vuol dire incrementare indipendenza energetica. Il mix energetico va cambiato, ovvio che le rinnovabili vanno spinte. Bene venga nuova società nazionale sul nucleare. I piccoli reattori saranno il futuro». Mentre il ministro Urso ha confermato che entro fine anno verrà creato il contesto legislativo per garantire che anche in Italia si possano installare nuove centrali nucleari di terza e quarta generazione. Il numero uno del Mimit ha affermato che l’intento non è importare i reattori nucleari di altri paesi, ma realizzarli in Italia attraverso la tecnologia, la scienza italiana per esportarli negli altri paesi. «Non dieci, ma venti distretti industriali italiani ci chiedano di poterli installare in Italia. Il problema dell’Italia è prevalentemente uno: il costo dell’energia che è troppo caro rispetto agli altri competitor europei».
Lombardia nella top 10 in Europa per Pil davanti ad Austria e Danimarca
Nel corso dell’assemblea di Assolombarda si è fatto poi il punto sui numeri dell’economia lombarda. La Lombardia da sola sarebbe al 10° posto in Europa per PIL con 480,6 miliardi di euro nel 2023, subito dopo l’Irlanda e prima di Paesi come Austria, Danimarca, Finlandia. Più del doppio della Grecia. Dal 2019 al 2023 il pil della Lombardia è cresciuto del 6,7%, mentre l’Italia ha fatto + 4,6%. La Spagna +3,6%. La Francia +2,4%. La Germania solo +0,5%.
Spada ha sollecitato di fare veloce per mettere a terra il Pnrr e ha chiesto a Roma di varare il Salva Milano. Prendendo spunto dai recenti giudizi arrivati dalle agenzie di rating S&P e Fitch sull’Italia, Spada ha avanzato anche una proposta per l’Europa. «La fotografia delle agenzie di rating internazionali è in parte fuorviante. Da un lato, grande generosità di giudizio nelle valutazioni verso Paesi europei che negli ultimi anni hanno aumentato in modo significativo il loro debito pubblico; dall’altro lato, grande pregiudizio nella valutazione dell’Italia come Paese a rischio elevato. Se riuscissimo a far luce su altri indicatori di stabilità, oltre al parametro debito/PIL, forse riusciremmo ad ottenere un giudizio 19 più obiettivo e a costruire un’immagine internazionale più equilibrata».
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