Sace ha realizzato di recente la sua "mappa" per l'Export e il Rischio che classifica tutti i Paesi del pianeta in termini di apertura alle imprese italiane. La società per l'assicurazione del credito all'export tornata da poco dal controllo di Cassa Depositi e Prestiti a quello del ministero dell'Economia e delle Finanze e guidata dalla neo-ad Alessandra Ricci ha lavorato sul tema con il team guidato dal capo economista Alessandro Terzulli.
L'azienda di Stato con sede a Piazza Poli, all'ombra del Quirinale, è silenziosa protagonista del sostegno del sistema-Paese all'export. E lo fa sia con le garanzie che con lo studio dei mercati. In cui emergono chiaramente trend consolidati da un lato e sorpese dall'altro. In una scala da zero a cento punti, calcolata in termini crescenti di opportunità per l'export, sul podio si piazzano gli Emirati Arabi Uniti nuovo "Eldorado" per finanza e transizione green, terzi con 80 punti, gli Stati Uniti secondi con 85 e la Spagna prima a sorpresa con 86.
Gli indici Sace combinano il rischio di mercato, le minacce per il credito, la competitività delle imprese italiane, le prospettive di sviluppo. Con 76 punti spicca tra le "new entry" della classifica, tra le prime dieci, il Vietnam. Paese in cui l'export italiano è cresciuto del 12% nel 2021 e potrebbe salire tra il 4 e l'8% anche quest'anno. Molto ben piazzate anche nazioni come Germania e Francia, poco sotto il podio e la soglia degli 80 punti solo per l'aumentato rischio di credito per la crisi inflattiva.
E per Sace non si potrà non guardare con attenzione alle dinamiche di sistema aperte dalla crisi energetica e dalla sfida della guerra russo-ucraina vicina al suo primo anno. Sace ricorda che gli "impattati dal conflitto tra Russia e Ucraina vedono la prima – principalmente per effetto delle sanzioni internazionali – raggiungere il livello massimo di rischiosità". Era stata proprio Sace, del resto, a invocare ad aprile il rischio che la Russia procedesse per effetto delle sanzioni alla nazionalizzazione di asset italiani nel Paese o al blocco dei pagamenti dei debiti con l'estero. L'inflazione invece ha fatto seguire "un peggioramento del rischio di credito delle economie importatrici, spesso con debolezze strutturali e contesti operativi fragili (come Tunisia, Bangladesh, Kenya) e un’influenza positiva sui Paesi esportatori (ad esempio, Paesi del Golfo, Malesia, Brasile). Nel contempo rimangono stabili quelle geografie con una situazione economico-finanziaria consolidata e risorse adeguate per gestire eventuali peggioramenti dello scenario globale (tra cui India, Vietnam, Messico e diversi Paesi avanzati)".
In termini nominali, l'export italiano toccherà quota 650 miliardi di euro nel 2023: Sace conferma che le imprese italiane sono competitive anche nella fase di massima crisi della globalizzazione e questo può trainare il sistema-Paese in chiave di una futura ripresa. Questo nonostante un contesto di crisi generalizzata. Dei 194 Paesi analizzati, 35 migliorano, 71 sono stabili e 88 peggiorano in termini di rischio di credito e export.
Ma la competitività del Paese non è toccata in settori come le tecnologie per la transizione energetica, la meccanica di precisione, la robotica, i macchinari industriali e la componentistica auto che rappresentano la forza trainante dell'export italiano. Spina dorsale dello sviluppo e garanzia della prosperità. Anche in termini di crisi globale, in cui però le imprese, che necessitano del sostegno del Paese, hanno saputo navigare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.