"Non è un errore solo di Tavares. C’è una responsabilità della borghesia, dei manager e degli azionisti che dovevano opporsi a questa follia della transizione energetica imposta dall’alto da una burocrazia europea guidata solo dall’ideologia non portava da nessuna parte". Così l'economista Giulio Sapelli, interpellato da il Giornale, interviene sulla crisi di Stellantis che ieri ha deciso di prorogare la chiusura dello stabilimento di Mirafiori fino al primo di novembre.
Cosa avrebbero dovuto fare Tavares e gli altri manager del settore automobilistico?
"Dovevano muoversi prima e fare in modo che queste direttive non venissero approvate dai parlamenti europei anziché illudersi di poter gestire questa situazione senza una rete di sostegno che consenta di raggiungere il punto oltre il quale la produzione non dà perdite".
Cosa ne pensa? È tutta colpa della transizione ecologica?
“La Volkswagen e la Bmw hanno già avuto lo stesso problema che oggi ha Tavares con Stellantis. Non c’è solo la concorrenza cinese. La verità è che il numero delle auto elettriche in vendita è di 3-4 volte superiore di quelle in circolazione e ciò significa che acquistare un’auto elettrica è solo uno status symbol. Con gli status symbol, però, non si fanno i volumi di vendita. Questa transizione imposta dall’alto sta fallendo. L’auto elettrica, al massimo, può essere come un’auto di extralusso di trent’anni fa.
Perché non decolla il mercato delle auto elettriche?
“Viviamo nei condomini e avremmo bisogno di migliaia di milioni di colonnine. Già usare i cellulari con i cloud impone un uso di energia elettrica enorme. Dobbiamo finirla con questo mito dell’auto elettrica, è stato un errore catastrofico che sta danneggiando l’Europa e il mondo. Solo la Cina si avvantaggia del mercato delle auto green perché, anche se le imprese falliscono, lo Stato le sostiene. Il motore termoelettrico e il diesel è la cosa più ecologica che ci sia. In sua assenza possiamo usare il bio-piel, mentre l’auto elettrica è una macchina extralusso come una Maserati o una Ferrari”.
Neanche con maggiori incentivi decollerebbe?
“Non si può andare avanti con gli incentivi. Vogliamo portare gli Stati al fallimento? Non ci è bastata la lezione del Superbonus? Come si fa a concepire una produzione di massa con gli incentivi? L’Unione Europea negli ultimi anni si è trasformata in una grande cassa del Mezzogiorno, in una greppia da mungere”.
L’Ue dovrebbe rinviare la scadenza del 2035, anno in cui le auto con motore a combustione non potranno più essere immatricolate?
“Se l’Ue fosse diretta da persone minimamente responsabili eliminerebbe la scadenza del 2035 e lascerebbe il raggiungimento di quell’obiettivo al gioco del mercato e delle trattative tra produttori e consumatori”.
La situazione internazionale può aggravare la crisi dell’automotive?
“Certo perché interrompono i rifornimenti di tutte le forniture, anche quelle delle macchine che servono per produrre le auto.
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