Ferragni e la ragnatela di obbligazioni: quel giallo sul rinnovo dei bond

Enpapi va in negativo dopo le svalutazioni. E la Corte dei Conti raccomanda cautela

Ferragni e la ragnatela di obbligazioni: quel giallo sul rinnovo dei bond
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«Non può che ribadirsi la raccomandazione a indirizzare le decisioni d’investimento secondo canoni di cautela, prudenza e costante monitoraggio dei fattori di rischio». Così la Corte dei Conti nella relazione dello scorso novembre sull’Enpapi, l’ente di previdenza degli infermieri, che negli ultimi anni ha continuato a evidenziare un patrimonio netto negativo (nell’ultimo bilancio, quello del 2022, era -34 milioni). Una situazione creata dall’eccesso di investimenti illiquidi e di dubbie prospettive, successivamente svalutati. Restano a valore nominale l’obbligazione A.H. srl in più tranche da complessivi 15 milioni. E due terzi di questo investimento sono stati conferiti a un fondo chiuso dedicato all’economia reale sottoscritto da Enpapi.

Il gestore lo ha accettato con qualche riluttanza solo dopo una perizia effettuata in Irlanda. Infatti, con quei 15 milioni raccolti tra il 2018 e il 2019, A.H. srl (che fa capo « all’uomo d’affari Andrea Cuturi) ha sottoscritto un’altra obbligazione di pari importo emessa da Alchimia, una holding di partecipazioni in ambito venture capital, cioè il finanziamento di imprese emergenti ad alto rischio sovente nel settore hi-tech.

Alchimia è stata fondata proprio nel 2018 da Paolo Barletta, giovane imprenditore romano legato a una famiglia di lunga tradizione nell’edilizia e nell’immobiliare. La nascita della società è avvenuta soprattutto con il conferimento di partecipazioni detenute da Barletta stesso. Tra queste il 40% di Fenice (società detentrice del marchio Chiara Ferragni), il 57% di uFirst (app per prenotare il posto in fila ed evitare code) nonché una quota minoritaria della Leone Film Group.

Obbligazioni Ferragni

Curiosa la coincidenza. Nel 2018 la perizia redatta dallo Studio Dattilo valutava Fenice (allora Serendipity) 36,2 milioni di euro sulla base delle prospettive 2018-2021 e quindi il 40% di Barletta - acquistato nel 2013 per finanziare l’amica Chiara - veniva valorizzato circa 14,5 milioni, grosso modo lo stesso importo dell’obbligazione. «Nessun euro di quel bond è finito dentro Fenice o quant'altro: quella è stata una valorizzazione di Fenice come di uFirst, come di altre società che avevano già in portafoglio, effettuata da parti terze sulla base di piani industriali singoli di ognuna di queste società, sono state fondamentalmente delle valutazioni da venture capital», spiega Lorenzo Castelli, co-fondatore e managing director di Alchimia, sottolineando come «Chiara Ferragni sia un brand particolare come Cristiano Ronaldo». In ogni caso, a fine 2018 Alchimia registrava un valore dell’attivo di 43 milioni (dunque con un peso di Ferragni di circa un terzo) con 24,5 milioni di patrimonio netto.

Insomma, l’influencer è stata un «portafortuna» per Alchimia anche se il suo bond scadenza 2025 ha come garanzia la quota di Barletta (oggi al 74%) nel veicolo di investimento. Nel capitale sono entrati imprenditori come Bulgari e Iervolino ed è stato azzeccato l’investimento in Stardust, con una plusvalenza di 5 milioni sulla cessione di una quota della casa degli influencer alla Gedi di Elkann. E se il caso dei pandori e delle uova non fosse esploso, avrebbe già ceduto il 26% di Fenice in accordo con un gruppo di investitori che valutavano la società dell’occhio con le ciglia 75 milioni di euro (che nel 2022 era a bilancio per 15,9 milioni su 61,1 milioni di attivo, poco più di un quarto).

C’è però un dettaglio: quando Ferragni ha conferito il 32,5% di Fenice nella sua holding Sisterhood ha valutato il suo marchio 4,7 milioni. Probabilmente l’influencer si è fatta uno «sconto» generoso. In ogni caso, tanto le cedole del bond A.H. srl che quelle di Alchimia sono state pagate e l’anno prossimo scadono. Sarà rifinanziato? «È una decisione del cda ma i soci possono sostenerla», dice Castelli. A.H.


srl è comunque garantita. Il problema resta in capo a Enpapi che ha un’obbligazione illiquida di una srl. Non proprio il tipo di investimento adatto a casse previdenziali cui pandori e uova di Pasqua potrebbero andare di traverso.

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