Che fa Volkswagen per risparmiare 4 miliardi? E per rimediare a scelte gestionali errate? Intende chiudere tre impianti in Germania, tagliando migliaia di posti e anche gli stipendi: fino al 18% e stop agli aumenti fino al 2026. Si parla anche di attività e reparti da delocalizzare. A pesare sulla crisi del primo gruppo automobilistico europeo, oltre alla crescente concorrenza della Cina, è anche il forte rallentamento delle vendite di vetture elettriche sul cui sviluppo sono stati investiti fiumi di miliardi allo scopo di rispettare il diktat Ue, tuttora in discussione, che vede dal 2035 la produzione di soli veicoli a batteria. Il governo tedesco, in proposito, ha ridotto drasticamente i sussidi all'acquisto di queste auto.
A svelare i piani di Vw è stata Daniela Cavallo, la presidente di origini italiane del comitato aziendale, riferendo informazioni trasmesse dalla direzione nonostante l'invito a mantenere le discussioni «confidenziali» e «interne». Thorsten Groger, direttore distrettuale del sindacato Ig Metall, parla di «una profonda pugnalata al cuore» e il consiglio di fabbrica di un «salasso» senza precedenti. Pronte le mobilitazioni. Una crisi di tale portata sarebbe la prima nei quasi 90 anni di storia del gruppo tedesco.
La vicenda, di fatto, riflette la crisi del settore automotive in Europa, nel contesto della stagnazione dell'economia tedesca. E a incidere è anche il rallentamento della Cina, nonostante i big tedeschi dell'auto erano stati tra i maggiori beneficiari del boom di quel mercato.
Ma pure altri importanti gruppi, tra cui Stellantis che ha lanciato il profit warning sul conti 2024, sono in affanno. Mercedes-Benz, da parte sua, intende aumentare i tagli alle spese dopo che gli utili nel terzo trimestre sono dimezzati a causa di una domanda tiepida e per la concorrenza in Cina. Stessa situazione per Volvo Cars che ha ridotto del 50% le stime di crescita annuali. La Renault, guidata da Luca De Meo, rimane al momento l'unico costruttore ad aver mantenuto gli obiettivi finanziari per il 2024. L'ad di Volkswagen, Thomas Schaefer, afferma che «non guadagniamo abbastanza con le nostre auto; mentre i costi per energia, materiali e personale hanno continuato ad aumentare». «Questo calcolo - precisa - non può funzionare a lungo. Non siamo abbastanza produttivi nei nostri siti tedeschi e i costi di fabbrica sono ora del 25-50% più alti di quanto avevamo pianificato. Ciò significa che i singoli impianti costano il doppio rispetto alla concorrenza». Il manager, quindi, ammette: «Non possiamo continuare come prima. Dobbiamo trovare rapidamente una soluzione comune e sostenibile per il futuro della nostra azienda». Per il cancelliere Olaf Scholz la priorità è quella di preservare i posti di lavoro, «in quanto eventuali sbagli del passato non devono andare a scapito dei dipendenti».
Le reazioni in Italia dove già ci si pongono interrogativi sul futuro di Stellantis.
«L'annuncio di Volskwagen - commenta il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini - ci sta dicendo quanto si è sbagliato con le scelte ideologiche sull'auto». E il ministro Adolfo Urso, intervenuto a ForumAutoMotive: «Su questo settore si regge il sistema europeo, l'economia e la società anche in Italia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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