Zuckerberg come Squid Game. Fuori il 5% dei dipendenti

Il 5 per cento dei dipendenti di Meta verrà licenziato per fare posto a nuovi candidati

Zuckerberg come Squid Game. Fuori il 5% dei dipendenti
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Sei fuori. Il verdetto arriverà a fine febbraio, quel giorno Mark Zuckerberg dividerà i vivi e i morti. C'è un'azienda che ha il fatturato che equivale al Pil di Stati come il Kuwait o l'Ungheria, più o meno 180 miliardi di dollari l'anno. Tutto questo comunque non basta. Non c'è da festeggiare neppure se gli utili dell'ultimo trimestre sono saliti del 73 per cento. Il mega colosso Meta, che ha nel suo ventre società come Facebook, Instagram e WhatsApp, teme che il tasso di crescita non sia abbastanza rassicurante, visto che i profitti arrivano dalla pubblicità ma stanno pagando la scommessa dei vertici di puntare al paradiso artificiale del metaverso. Ecco allora che arriva la sentenza del fondatore: l'efficienza sopra tutto. Il 5 per cento dei suoi dipendenti verrà licenziato per fare posto a nuovi candidati. È la potatura annuale per puntare alla perfezione, presunta e irraggiungibile. Dodici mesi fa, quando fu inaugurato il «primo anno dell'efficienza», sul campo rimasero più di ventimila dipendenti. Appunto, non basta. Quest'anno saranno «solo» 3600, a tutti comunque verrà «garantita una generosa buonuscita». Dice Zuckerberg: «Ho deciso di alzare l'asticella della gestione delle prestazioni e di far uscire più velocemente i dipendenti con scarse prestazioni».

Ora qui si apre una discussione sul modello Zuckerberg. C'è chi dice che non c'è nulla di cui scandalizzarsi. È meritocrazia. È il diritto dell'imprenditore di pretendere il meglio. È sana competizione. È uno stimolo a chi lavora con la mano sbagliata, a chi si imbosca, a chi pensa di fare il furbo, a chi ruba una percentuale di stipendio, a chi magari arriva troppo spesso in ritardo. È in fondo la reazione a una società, più in Europa che negli States, che ha perso la sacralità della fatica e del lavoro. È un sacrosanto ritorno al «doverismo».

È una fuga da questi anni segnati da un lassismo vagabondo o edonista. È la rivincita delle formiche.

Questi discorsi sono però solo la superficie di un cambio culturale molto più profondo. L'efficienza e la meritocrazia nascondono la scarnificazione del capitalismo. È qualcosa di così globale e astratto che ha perso le sue radici. Quell'anomalia che nasce nelle città libere del Mediterraneo e si diffonde in Europa e varca gli oceani, con tutto il suo fardello di sfruttamenti e violenze, si incarnava comunque in una serie di valori. Il capitalismo senza uno straccio di etica è vuoto. Ora che ha perso tutti i suoi limiti, ideologici e religiosi, galleggia su se stesso. È un pezzo di Occidente che vaga per il globo, separato dei diritti universali e dall'etica cristiana. Non rispetta neppure più il mercato, perché tende a abbeverarsi ai privilegi del potere. Il capitalismo vuoto è solo un gioco.

Ecco allora il segreto di Zuckerberg: sta giocando a Squid Game. È la serie tv sudcoreana dove la pietà abbandona disperati e sconfitti. Ci si gioca tutto in una serie di maledette prove finali che scorrono su un codice binario: o vinci o muori. Non c'è altra possibilità.

È una metafora di come si vive a Meta, dove ogni piccolo errore si paga, dove il prossimo è un nemico, dove ogni giorno devi fare di tutto per non finire sotto la ghigliottina del 5 per cento. Non è meritocrazia. Non è efficienza. È la logica universale delle pietre di scarto, quelle imperfette, anomalie del sistema. Qui la pietra di scarto non diventa mai pietra d'angolo. Il rischio è solo che crolli tutto.

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