Azouz pretende un milione di euro dai giornali

Azouz pretende un milione di euro dai giornali

«Azouz vuole dai giornali un milione di euro»; «Azouz realizzerà un ostello in Tunisia»; «Azouz non esclude un futuro nel mondo dello spettacolo»; «Azouz chiede di diventare italiano»; «Azouz regalerà i giocattoli di Youssef ai bimbi dell’asilo». Sono alcuni dei propositi di Azouz negli ultimi tre giorni e nelle prossime ore potrebbero essercene altri. La tentazione di criticare è forte, ma non sarebbe giusto.
Un uomo cui hanno ucciso moglie e figlio merita rispetto, comprensione, solidarietà. Soprattutto quando questo stesso uomo - all’indomani della strage dei suoi cari - è stato ingiustamente indicato come l’autore del massacro. Un equivoco assurdo durato poche ore, sufficienti però ad Azouz Marzouk per chiedere adesso «un adeguato risarcimento ai media che lo hanno diffamato». Denaro che l’ex «indiziato numero uno» della mattanza di Erba già si sente in tasca, tanto da annunciare il progetto di «costruire in Tunisia un ostello per ospitare studenti universitari». Del resto anche secondo una ricerca consultabile sul sito dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, «Azouz avrebbe oltre il 90% di possibilità di ottenere il risarcimento».
Intanto ieri per Azouz e il suo avvocato è stato un giorno di duro lavoro. Al Tribunale di Milano il legale ha depositato infatti tredici pagine di denuncia: un esposto, al momento, indirizzato contro ignoti per diffamazione a mezzo stampa e omesso controllo sulle pubblicazioni. Il difensore di Azouz, Pietro Bassi, tiene a precisare come la denuncia non contenga al momento «nessuna cifra ufficiale», aggiungendo subito dopo che «la richiesta alle testate giornalistiche non sarà comunque inferiore a un milione di euro». Inizialmente Azouz era stato dipinto dagli inquirenti (e conseguentemente dai mass media) come l'assassino della sua famiglia. Nessuno - nelle concitate ore successive all’omicidio di Raffaella Castagna, del piccolo Youssef, di Paola Galli e Valeria Cherubini - aveva provveduto a verificare come il tunisino (scarcerato con l'indulto) nel giorno del pluriomicidio si trovava all’estero e quindi era completamente estraneo ai fatti. Un grave errore, al quale però si era subito rimediato chiedendo scusa al tunisino e, soprattutto, arrestando i veri responsabili della strage: i coniugi Olindo e Rosi Romano.
«A fare il nome di Azouz sono stati gli inquirenti, ma a sbatterlo in copertina, prima che la giustizia avesse fatto il suo corso, ci hanno pensato giornali e tv - accusa l’avvocato Bassi -. Un distorto sistema informativo che ha dato il via alla creazione del mostro, salvo poi pervenire a timide e frettolose rettifiche». «Rettifiche - prosegue il legale nella sua denuncia - che sono state immediatamente seguite da un secondo e non meno crudele gioco al massacro che ha coinvolto ancora una volta Azouz. Se non era più lui l'autore materiale della strage, la risoluzione del giallo era nel suo passato e nei suoi precedenti penali per spaccio di stupefacenti».
Si è scavato nel passato del tunisino «pregiudicato» e lo si è trasformato in «carnefice»: «Un'accusa di scontata responsabilità in assenza di qualsiasi riscontro».
Nella ricostruzione del difensore di Azouz si configura una sorta di complotto informativo ai danni del suo cliente: «Ogni articolo giornalistico sembra costruito tramite una confusa operazione di sartoria editoriale svolta su informazioni di raccolta da fonti anonime, difficilmente rintracciabili e non verificabili».
Sulla stesa linea dell’avvocato Bassi è anche il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero: «Dopo la strage di Erba e la persecuzione a mezzo stampa di Azouz Marzouk, ho chiesto a tutti gli operatori dell'informazione di rivedere dalle fondamenta il rapporto con i temi dell'immigrazione, avviando un confronto pacato su questi temi.

La formula immigrazione uguale delinquenza non è proponibile. Certe campagne stampa avviate dalla Lega contro l'immigrazione sono ancora sotto gli occhi di tutti».
Anche dinanzi all’uccisione di quattro persone, c’è chi preferisce sempre buttarla in politica.

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