Badu, voce divina del soul

Graffiante. È l'aggettivo che meglio si addice all'eccentrica e dotatissima cantante-cantautrice texana Erykah Badu, 38 anni, al secolo Erica Wright, stasera all'Arena Civica nell'ambito del Milano Jazzin' Festival (ore 21, ingresso 50/32 euro). Quando a metà degli anni Novanta si è trattato di scuotere il sonnolento panorama della musica nera che, tra campionamenti e batterie elettroniche, aveva perso tutta la sua forza dirompente, lei ha preso in mano la situazione e ha finito per ribaltare come un calzino l'intero movimento, inaugurando un nuovo capitolo. Così, la signora Badu, artista (fa parte della prestigiosa scuderia Motown) e mamma (di due figli), senza che uno status abbia danneggiato l'altro, è diventata ben presto (complice l'album Baduizm, 1997) la «divina creatura del nuovo soul». Attenta a manipolare con la giusta dose di sfrontatezza anche contenuti socio-politici scottanti (nell'ultimo album, New AmErykah - Part one (4th World War), ha raccontato senza peli sulla lingua l'America del dopo 11 settembre e dell'uragano Katrina), la signora ha dimostrato un'abilità fuori del comune nel giostrare tra le diverse famiglie della black music, dando vita ad un sound innovativo e molto ambizioso, risultato della fusione a caldo tra la musica cara a Sly Stone, Marvin Gaye, Stevie Wonder e Curtis Mayfield, l'R&b, l'hip-hop ed evidenti suggestioni afro. Forte di un carisma che oggi non ha uguali tra le cantanti afroamericane contemporanee (e di colleghe brave ce ne sono sulla piazza: Mary J Blige, Alicia Keys, Lauryn Hill), la bellissima Badu (occhi verdi, labbra tumide, carnagione ambrata, ama apparire sulle scene truccata come una regina d'Africa) sembra conoscere alla perfezione l'arte di sedurre. Sta di fatto che ogni volta che sale sul palcoscenico la plurivincitrice di Grammy Awards trascina il pubblico nella sua vertiginosa dimensione sonora.

Pubblico pressoché soggiogato dalle sue spavalde improvvisazioni, dal corpo che ondeggia armonioso come percosso dai suoni, dai rap che intona con inimitabile raffinatezza e, soprattutto, da quella voce da Billie Holiday postmoderna e lunatica, a suo modo mistica e di sicuro politicamente scorretta. Guarda caso, proprio la Holiday è una delle dive soul, ma tra le sue preferite figurano anche Dinah Washington, Diana Ross, Patti LaBelle, Millie Jackson e Betty Wright, alle quali non ha mai nascosto di ispirarsi.

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