da Milano
«Un disegno criminale di straordinaria callidità. Una associazione a delinquere che aveva pervaso e deviato a fini illeciti e di arricchimento personale le principali attività economiche di Italease». Così la magistratura milanese riassume i motivi che ieri mattina allalba portano le manette a scattare ai polsi di cinque persone per lo scandalo Italease, la banca specializzata in leasing e controllata da un patto di banche popolari, con in testa il Banco Popolare. In cima allelenco degli arrestati Massimo Faenza, ex amministratore delegato di Italease. Laccusa per tutti è associazione a delinquere finalizzata allappropriazione indebita.
Laspetto più singolare della retata è che lordine di custodia eseguito ieri mattina rivela en passant che la Procura milanese sta indagando, finora in gran segreto, anche su una delicata operazione del risiko bancario: la mancata fusione tra Banca Popolare di Milano e Banca Popolare dellEmilia Romagna. Una parte delle intercettazioni utilizzate a carico degli indagati Italease proviene, infatti, da questaltra inchiesta, che vedrebbe - per quanto se ne può capire - alcuni esponenti delle due banche indagati per insider trading.
Tornando a Italease, il meccanismo individuato dai pubblici ministeri Roberto Pellicano e Giulia Perrotti è tutto sommato semplice. Ai clienti che si rivolgevano alla banca per un leasing veniva proposto (e quasi imposto) a copertura del rischio uno swap o un altro prodotto finanziario derivato, in genere assai «aggressivo» (cioè rischioso).
Questi derivati venivano piazzati però da Italease utilizzando alcuni mediatori, quasi sempre gli stessi, soprattutto Claudio Calza, anche lui finito ieri in carcere. E a questi mediatori venivano riconosciute provvigioni stratosferiche e immotivate.
Perché tanta generosità? La Guardia di finanza ha scoperto che una parte delle provvigioni venivano poi spartite tra i mediatori e i manager di Italease, attraverso passaggi di denaro in Italia e allestero.
Si tratta di una indagine complessa, in corso da oltre un anno; alla base - oltre a un dettagliato rapporto di Banca dItalia - ci sono soprattutto le scoperte su Italease compiute dalla Procura indagando sullimmobiliarista romano Danilo Coppola, che da Italease riceveva generosi affidamenti. E sia le telefonate che le dichiarazioni a verbale di Coppola finiscono ora nelle prove a carico di Faenza e degli altri arrestati: «Di a Faenza che gli ho dato un sacco di miliardi e che se vuole rientrare succede la fine del mondo», dice Coppola in una telefonata alla moglie.
Che la Procura stesse scavando su Italease era noto da tempo, ed era stato anche scritto sui giornali. Ma gli indagati speravano di cavarsela a piede libero.
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