Azimut lancia la sua banca digitale e la quota in Borsa

Giuliani: "Lo scorporo vale 1,8-2,2 miliardi"

Pietro Giuliani
Pietro Giuliani
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Non più solo "ospedale" del risparmio ma anche "officina" del credito: Pietro Giuliani (in foto), ingegnere meccanico alla Sapienza con il bernoccolo della finanza, annuncia lo scorporo dalla sua Azimut di una nuova banca digitale. Si tratta di una fintech, in cui confluiranno mille promotori finanziari del gruppo e che avrà all’avvio almeno 20 miliardi di masse in gestione. Il suo valore sarà «tra 1,8 e 2,2 miliardi», ha specificato ieri Giuliani aggiungendo che l’obiettivi è raggiungere «160 milioni di utile netto» nel primo anno di attività.
La <CF201>ratio</CF> dell’iniziativa è andare a intercettare il margine di interesse tipico del business bancario, quindi gli impieghi, sia retail sia private. In sostanza quello che fanno le concorrenti Mediolanum e Banca Generali che però, a hanno la licenza bancaria già in casa. Il gruppo presieduto da Giuliani cerca invece un istituto di credito a cui dare in sposa la creatura, cedendone la maggioranza e tenendo per sè non più del 10 percento. Il resto finirà in Borsa entro 6-9 mesi o sarà dato ai promotori (in cinque anni riceveranno il 10%) replicando quel gioco di squadra che da 34 anni contribuisce alla fortuna della capogruppo.
La banca digitale nei primi 5 anni dovrebbe avere una raccolta di 16-19 miliardi e vedrà crescere liquidità e conti correnti tra 7,5 e 10 miliardi anche grazie all’inserimento di 500 professionisti entro il 2029. L’approdo in Piazza Affari e la prevista partnership commerciale porteranno risorse fresche ad Azimut: il nuovo piano industriale è atteso nei prossimi mesi.

«Ci immaginiamo che il mercato ci riconosca gli stessi multipli delle banche quotate, ha concluso Giuliani, oggi «valiamo 3,2 miliardi, per cui, se dovesse arrivare ai nostri azionisti 1,8 miliardi, significherebbe un aumento di quasi il 50% del valore delle nostre azioni».

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