In filiale arrivano le spie Bankitalia

"Agenti" camuffati da clienti valuteranno il servizio allo sportello e la vendita di mutui & C

In filiale arrivano le spie Bankitalia
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Detto in italiano, sarebbe il «Cliente Misterioso». Però sa un po’ di gioco a quiz pre-serale con Jerry Scotti. Meglio dunque declinarlo all’inglese in «Mistery Shopping»: suona bene come quel disco dei Beatles, fa più figo ed è perfino più eufemistico. John Le Carré e Ken Follett, due che al fioretto lessicale hanno sempre preferito il vocabolario usato come arma contundente, definirebbero infatti il nostro uomo in modo più “tranchant”: una spia. Al servizio di Bankitalia e con licenza di indagare - in incognito - sul livello di competenza (e di onestà) di chi sta dietro a uno sportello bancario.

I tempi stanno cambiando, direbbe un Nobel, e anche Palazzo Koch s’adegua. Una volta c’erano gli ispettori di via Nazionale preposti alla vigilanza, quelli che si facevano annunciare prendendo regolare e concordato appuntamento e non erano mai una sorpresa.
A cominciare dalla «mise», cioè la stessa grisaglia con cravatta regimental con cui li avresti sgamati a distanza anche a una messa cantata. Ora si va appalesando un interessante esperimento antropologico, dato dalla varietà di outfit che i nostri funzionari in missione segreta potranno sfoggiare per depistare l’ignaro consulente finanziario. Ci sarà, incarnato da un giovane impiegato provvisto dei tattoo d’ordinanza, il rapper di successo che intende investire il gruzzolo? Il palestrato che si farà passare per uno scaricatore di via Ferrante Aporti? La donna dalle cuticole perfette che si finge una dermatologa decisa a tirar su un secondo pilastro previdenziale?

D’ora in poi, la vita in banca non sarà più la stessa. Dietro ogni cliente si potrebbe celare un Ethan Hunt. Missione (quasi) impossibile smascherarlo, neppure ingaggiando un gioco di sguardi da pokeristi incalliti. Se «Mistery Shopping» non fa la pipì fuori dal vaso discettando sulla «spirale prezzi-salari» o sulla curva di Phillips, non c’è trippa per gatti allo sportello. E sarebbe giusto così. Se non che l’iniziativa di Bankitalia, che segue quella inaugurata nel 2022 dal mondo assicurativo, solleva qualche interrogativo. Il primo riguarda la principale insidia del compito, ovvero la capacità di riuscire a discernere - ben oltre ogni ragionevole dubbio - l’incompetenza o la malafede di chi sta proponendo un investimento in un bond corporate, in un fondo comune o in un mutuo. Ed è forse proprio per questo che la nostra banca centrale ha escluso oggi tipo di azione sanzionatoria. Almeno per ora.

Il secondo punto chiama in causa i clienti delle banche. Da quasi 40 anni si sente parlare della «bassa alfabetizzazione finanziaria degli italiani».
Grosso modo, siamo rimasti dalle parti degli anni ’80. Con la differenza che allora (prima metà del decennio) bastava aver le orecchie lunghe per non uscir da Piazza Affari con le ossa rotte, mentre oggi può non essere sufficiente un master alla Bocconi e ci vuole anche un po’ di culo.
Infine, val la pena ricordare «le pressioni commerciali» denunciate dai sindacati dei bancari.

Che altro non sono che gli sforzi inesausti con cui i vertici degli istituti spingono i dipendenti a piazzare prodotti finanziari. Così, la dea Commissione ci ricorda che gli «extra-profitti» non sono solo merito (o colpa) di Madame Lagarde.

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