![PopSondrio, in Valtellina si prepara la (vana) resistenza all’Ops di Bper-Unipol](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/11/1739281012-ilgiornale-2025021114362351.jpg?_=1739281012)
Nelle valli della Valtellina, dove le montagne sembrano toccare il cielo e il tempo scorre con il ritmo lento dei torrenti, si è scritta una pagina di storia che parla di identità, autonomia e resistenza. La Banca Popolare di Sondrio, nata nel 1871 come espressione di un territorio e delle sue comunità, oggi è oggetto dell’Ops di Bper che ne mette a rischio la secolare indipendenza. Il Comitato dei piccoli soci intende, però, dare battaglia.
Un’operazione “distruttrice di valore”
Il Comitato per l’autonomia e l’indipendenza della Banca Popolare di Sondrio, guidato dal presidente Stefano Zane e dal segretario Luca Soressi Serena, non ha usato mezzi termini nel definire l’operazione di Bper. «L’unico obiettivo vero è di spostare altrove i centri di comando e appropriarsi dei risparmi e dei profitti della Valle e dei Territori in cui opera Bps», si legge in un comunicato. Un’operazione che, secondo il Comitato, è «distruttrice di valore» e «ostile alla Banca», nonostante nel recente passato Bper avesse dichiarato il suo favore per l’autonomia di PopSondrio.
«Il sistema economico italiano, ad alta prevalenza di piccole e medie imprese, si ritroverà un sistema bancario tra i più concentrati in Europa, se non il più concentrato: una situazione totalmente contrapposta all’interesse del Paese», si legge nel comunicato. Un monito che suona come un campanello d’allarme per un’Italia che ha sempre trovato nelle banche locali un pilastro del suo tessuto economico e sociale.
La risolutezza del Ceo Pedranzini
Mario Alberto Pedranzini, consigliere delegato e direttore generale di PopSondrio, aveva inviato una lettera ai dipendenti del gruppo, ribadendo il valore del personale e la determinazione a tutelare gli interessi di tutti gli stakeholder. «Il nostro personale è il primo valore di questa azienda e gli ottimi risultati ne sono la testimonianza», ha scritto Pedranzini, annunciando la convocazione di una riunione del cda per esaminare l’offerta di Bper e valutare le azioni da intraprendere.
«Grazie alle qualificate competenze di tutte e tutti voi e al vostro lodevole impegno, continueremo a garantire alla clientela l’eccellenza dei nostri servizi, guardando con fiducia e determinazione agli obiettivi che abbiamo davanti», ha aggiunto Pedranzini in un messaggio che certamente non prefigura una resa incondizionata, ma piuttosto una determinata risolutezza nel perseguire gli interessi della Popolare.
Unipol e un “matrimonio naturale”
Carlo Cimbri, presidente di Unipol (azionista di Sondrio con il 19,7% e di Bper con il 19,8%), aveva definito l’operazione «un matrimonio naturale», sottolineando che «poter contare su una banca più forte vuol dire poter ambire a una distribuzione ancora più efficace dei nostri prodotti». Un chiaro segnale di voler perseguire economie di scala attraverso il consolidamento. Nel comunicato dell’offerta Bper prefigura 2 miliardi di utili nel 2027 per la combined entity con sinergie per 290 milioni. L’Ops valorizza PopSondrio 4,3 miliardi di euro ed è finalizzata ad acquisire una partecipazione almeno superiore al 50% del capitale al fine di esercitare il diritto di controllo.
Gianni Franco Papa, amministratore delegato di Bper, ha spiegato che l’operazione è nata come una mossa difensiva nel risiko bancario: «Non appena sono ricominciate ad apparire queste operazioni sul mercato, ho ritenuto che fosse arrivato il momento per noi di muoverci. Se non l’avessimo fatta noi, magari l’avrebbe fatta qualcun’altra».
Una banca, una storia, un territorio
La Banca Popolare di Sondrio non è solo un istituto di credito: è un simbolo, un’istituzione che ha saputo resistere alle trasformazioni del tempo mantenendo intatti i suoi valori. Dopo che il Creval è stato inglobato nel Crédit Agricole, è rimasto l’ultimo simulacro di un tempo che fu quando nelle relazioni annuali degli istituti presentate all’assemblea annuale trovava grande spazio la situazione dell’agricoltura locale più che l’andamento di Wall Street. Questo spiega perché la Popolare sia vista dai piccoli soci come un presidio di indipendenza e vicinanza al territorio. Basti pensare che è stato l’ultimo istituto cooperativo a trasformarsi in società per azioni il 29 dicembre 2021 dopo una lunghissima battaglia contro la legge del 2015, varata dal governo Renzi che obbligava gli istituti con attivi superiori agli 8 miliardi di euro a cambiare ragione sociale. All’inizio Sondrio non era da sola ma era fieramente accompagnata dal dominus della Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini. Poi Bari – per le note ragioni – è venuta meno e la Valtellina si è trovata a battagliare da sola contro governi, Consiglio di Stato e Corte di Giustizia Ue, perdendo regolarmente. Chissà con quale tristezza sarà stato celebrato il 150simo della fondazione! Il Comitato piccoli soci nacque proprio allora, sotto la guida dell’economista Marco Vitale, per tenere vive le ragioni della lotta, per difendere un patrimonio che va ben oltre i bilanci: è la storia di una comunità, di un’identità, di un modo di fare banca che guarda alle persone prima che al credit score. Anche questa volta il confronto è impari sia perché c’è un azionista di peso da entrambe le parti che sicuramente farà valere le proprie ragioni anche con i fondi di investimento il cui peso è altrettanto determinante.
Una battaglia di pura testimonianza? Una pura petizione di principio? Una voce fuori dal coro in un sistema bancario che ha bisogno di integrarsi sempre più per far fronte alle sfide della globalizzazione (anche perché gli avversari oggi si chiamano
Google, Apple e Amazon)? Certamente sì. Però va detto che questa resistenza ha un suo lirismo. Perché, come scriveva il poeta, «le montagne sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi». Che qualche volta alzano la voce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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