Un incubo da 5 miliardi che fa tremare l'Europa

Filiera Italia: "L'escalation costa 2 miliardi al Paese". Frescobaldi: "Per Washington sarebbe un autogol"

Un incubo da 5 miliardi che fa tremare l'Europa
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Quanto peserebbe sull'Unione europea la nuova bordata del presidente Americano sul fronte dei dazi? Una perdita potenziale di circa 4,9 miliardi, «ovvero il monte totale delle esportazioni dirette Oltreoceano», afferma Lamberto Frescobaldi, presidente dell'Unione italiana vini (Uiv) che spera «in un pronto risveglio da questo incubo» firmato da The Donald. Che forse non ha intuito che «a perdere sarebbe anche tutta l'industria del wine & food americana, perché ogni euro di vino d'importazione se ne genera 4,5 in favore dell'economia statunitense», avvisa Frescobaldi. Altro che «grande vantaggio per le aziende statunitensi del vino e dello champagne», come dichiarato dallo stesso Trump sul suo social Truth. Una misura estrema che manderebbe in sofferenza tutto il comparto del vino italiano. Nel 2024, secondo l'analisi di Coldiretti/Filiera Italia, le esportazioni di bottiglie tricolori hanno raggiunto il valore di 1,94 miliardi negli Usa, primo consumatore di vino con 33,3 milioni di ettolitri secondo i dati Oiv, nonché area dove «le vendite sono quasi triplicate in valore, con un incremento del 162%», secondo l'analisi della Coldiretti su dati Istat. Si parla di circa il 25% delle esportazioni totali di vino italiano. «Bisogna fermare questa pericolosa escalation che sta conducendo a una guerra commerciale globale dove le prime vittime saranno i cittadini statunitensi che pagheranno di più i prodotti e, con essi, gli agricoltori, mettendo in atto tutte le azioni diplomatiche necessarie per scongiurare lo stravolgimento dei flussi commerciali», sottolinea il presidente Ettore Prandini. «Qualcuno deve cominciare a mostrare un po' di buon senso. Sia l'Europa a farlo per prima», aggiunge l'ad di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia.

«Non commento la recente sparata di Trump per un dazio del 200%», tuona Sandro Boscaini, presidente di Masi, storica cantina della Valpolicella che vede negli Usa una fetta importante del suo export, poco più del 10%. D'altronde, «se solo fossero confermati i dazi al 25% il mercato del vino italiano perderebbe circa 1 miliardo». Dunque, «confidiamo nella ragionevolezza e nella diplomazia per evitare una guerra commerciale che penalizza non solo il Made in Italy, ma vede perdenti tutti», chiosa Boscaini.

Sulla stessa scia anche Franco Adami, presidente del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. «Siamo allarmati, anche se è troppo presto per fare qualsiasi previsione. D'altronde, nel 2023 gli Usa si sono attestati come il quinto paese importatore di Spumante DOCG, con un valore di 17,3 milioni». Provocatorio anche il commento di Emanuele Rabotti, patron di Monte Rossa, cantina in Franciacorta. «Vorrà dire che negli Usa berranno più vino americano e si renderanno conto di quanto sia migliore quello europeo». Infine, «profondamente preoccupata» è anche SpiritsEUROPE, associazione che rappresenta gli interessi dei produttori di bevande alcoliche dell'Ue. «Queste misure, stile occhio per occhio, devono finire subito. Esortiamo entrambe le parti a smettere di usare il nostro settore come merce di scambio in conflitti che non hanno nulla a che fare con noi».

Per concludere, Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, si è soffermato sul danno alle tipologie di vini che dipendono maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export.

Numeri forti, stiamo parlando dei bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; dei rossi toscani Dop (40% esportato, 290 milioni), dei rossi piemontesi Dop (31% esportato, 121 milioni) e del Prosecco Dop (27%, 491 milioni).

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