Il Banco regge al test dell’aumento E Cariverona punta al dividendo

Accoglienza timida del mercato all’aumento di capitale del Banco Popolare. Il titolo dopo l’exploit della vigilia (+7%), ieri ha lasciato sul terreno l’1,5% portandosi a 3,45 euro ma durante la seduta era arrivato a cedere il 3%. «I dettagli dell’operazione sono in linea con le stime del consensus degli analisti», spiega un operatore secondo cui un ritracciamento era atteso. «Il prezzo di emissione comporta uno sconto del 29% sul valore teorico post operazione, la reazione di Piazza Affari è stata comunque composta», commenta un analista.
Il gruppo guidato da Pier Francesco Saviotti ha lanciato un aumento di capitale da 2 miliardi di euro e fissato a 1,77 euro il prezzo di ogni nuovo titolo sottoscritto. Agli azionisti e ai proprietari di bond convertibili saranno offerti 7 nuovi titoli ogni 5 posseduti. Il valore teorico dei diritti, che inizieranno a trattare da lunedì 17 gennaio, data del debutto dell’aumento di capitale, è di 0,7 euro. «Non è solo una questione di numeri o di tecnicismi finanziari aderire all’operazione significa condividere il piano industriale», spiega un analista «e quello di Saviotti è molto chiaro». La maxi operazione permetterà alla banca di ripagare 1,45 miliardi di euro di Tremonti Bond e riporterà il bilancio in linea di galleggiamento. Secondo uno studio di Goldman Sachs, il Core Tier 1, indice di solidità patrimoniale, salirà al 6,5% a fine dell’anno in corso ed arriverà al 7,5% nel 2012, dal 4,5% del terzo trimestre del 2010.
L’operazione da tempo ha riscosso l’interesse della Fondazione CariVerona, l’ente scaligero era pronto a cedere lo 0,6% di Unicredit, portandosi al 4,4%, per investire circa 200 milioni di euro e salire al 5% del Banco Popolare. Il gruppo guidato da Paolo Biasi però dovrà rimandare i propri progetti. Mercoledì il Senato ha rinviato la discussione sull’emendamento al Milleproroghe che proponeva di superare il limite dello 0,5% al possesso di azioni in una banca popolare. Il dibattito è rimasto aperto, la linea che sembra predominare è quella che chiede una riforma organica per le Popolari, da non affrontare con un semplice emendamento.
A ingolosire Biasi, pronto a cedere Unicredit per salire nel Banco Popolare, non è solo una logica politica, vicina alla Lega, che punta a rafforzare la propria presenza territoriale nel tessuto finanziario locale, ma anche la promessa di Saviotti di distribuire un dividendo alle nuove azioni.
Secondo quanto calcolato da Goldman Sachs il premio è possibile perché il Banco Popolare quest’anno non dovrà pagare la salatissima cedola dei Tremonti Bond, circa 123 milioni di euro. Il broker Usa stima che il risparmio porterà un dividendo di 8 centesimi di euro: ai prezzi di oggi il rendimento è del 2,3% e superiore all’1,8% distribuito da Unicredit nel 2010.


«Ad oggi è difficile stimare a quanto ammonterà il prossimo dividendo di Unicredit. Federico Ghizzoni, neo amministratore delegato del gruppo il 2 dicembre scorso ha semplicemente dichiarato che Unicredit continuerà a distribuire la cedola», ricorda un’analista.

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