
Esiste dal 21 marzo 2022 un ambizioso piano d'azione per rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell'Ue entro il 2030. A fronte dell'ostilità da parte di Mosca, legata a potenziali assalti militari, cibernetici o sottomarini, oltre a quelli connessi a ingerenze politiche e alla disinformazione già in atto da tempo, il Consiglio europeo aveva infatti già concordato di compiere un salto di qualità. Aumentare la capacità operative, rafforzare gli investimenti nel settore. Soprattutto, coordinare gli sforzi finanziari. E, prima o poi, i sistemi d'arma. Firmato: i 27 capi di Stato e di governo. La presidente della Commissione europea è incaricata di far avanzare la Bussola strategica (Strategic Compass). Questo è stato però un modo, per alcuni leader, per non assumersi direttamente la responsabilità di affrontare le questioni più spinose per raggiungere l'obiettivo. Tre anni di buoni propositi e pochi passi concreti nella direzione tracciata e sottoscritta.
500 MILIARDI IN 10 ANNI
Ieri Von der Leyen ha ribadito che «la via per la pace è la forza» e che «la debolezza genera più guerra», ricordando che Bruxelles vuol sostenere l'Ucraina «impegnandoci al contempo in un rafforzamento della difesa europea». Come? Arrivando a spendere complessivamente 500 miliardi di euro in dieci anni, anche coinvolgendo maggiormente i privati, per assicurare al Vecchio Continente, in caso di necessità, le capacità militari per proteggersi da solo contro ogni forma di aggressione. A giorni presenterà un «Libro bianco sulla difesa» per sollecitare la cooperazione con la Nato e con partner extra Ue, come la Gran Bretagna di Starmer, il quale lavora a una «coalizione di volenterosi» per garantire la pace in Ucraina. Fredda l'Italia. Il neo cancelliere Merz potrebbe invece cedere a Kiev missili Taurus a lunga gittata.
DETERRENZA CONTINENTALE
Negli ultimi giorni, complice la virata a 360° di un'America pronta in parte a disimpegnarsi dal territorio europeo, Francia e Germania hanno ripreso a parlare di uno scudo nucleare comune per l'Europa. Qualcosa si muove. Il cancelliere in pectore Merz, ha evocato un meccanismo di deterrenza continentale aprendo alla proposta fatta già passato da Parigi (che vanta 290 testate) e Gran Bretagna (225). In particolare, la force de frappe d'Oltralpe ha una natura flessibile ed è indipendente dalla Nato e dagli Stati Uniti; che, seppur informalmente, un'ultima parola sul ricorso eventuale dell'arma nucleare da parte di Londra di fatto ce l'hanno. La deterrenza inglese è basata esclusivamente sulla componente subacquea e i missili Trident che trasportano le bombe sono Made in U.S.A., mentre Parigi produce tutto in casa.
I RAFALE FRANCESI IN GERMANIA
La Francia ha una componente strategica aerea (oltre a quella sottomarina: 4). I suoi Rafale, che imbarcano i missili nucleari, potrebbero essere schierati in Germania (oggi ci sono quelle Usa). Dopo l'attendismo di Scholz, Merz accelera. Irrisolto il tema del cofinanziamento di un eventuale ombrello nucleare «europeo». Tutti dovrebbero contribuire economicamente al programma, secondo Parigi. La responsabilità del «pulsante» sarebbe mantenuta all'Eliseo in ragione del fatto che la credibilità della deterrenza nucleare risiede nella rapidità della decisione, e non bisogna far credere ai potenziali nemici che sia un «consesso» a discutere la scelta. La Polonia ha aperto al dispiegamento di missili Nato sul proprio territorio per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda.
FONDO UE O «BANCA» PER IL RIARMO
Nuovi strumenti per il riarmo cercasi a Bruxelles. Da tempo si chiedono sforzi alla Banca europea per gli investimenti, che non potrebbe finanziare progetti militari, ma lo fa. Gli sherpa studiano modifiche al suo statuto per trasformarla nel nuovo forziere. Dalla Bei sono già arrivati soldi per i porti danesi che ospitano navi dell'Alleanza atlantica, finanziamenti per un polo tecnologico dell'industria bellica e per lo sviluppo di satelliti in Polonia con l'escamotage di dichiararli a doppio uso, civile e militare. Il ministro dell'Economia Giorgetti ha evocato un «Recovery Plan» per la difesa, con l'obiettivo del rilanciare industria e crescita. «Se ogni Paese inizia a muoversi autonomamente, aumenteranno i costi». Von der Leyen è pronta a concedere ai 27 lo scorporo delle spese militari dal computo deficit/Pil previsto dal Patto di stabilità.
Spendere di più, spendere meglio, è il nuovo mantra. Nordici e Baltici insistono sul ricorso ai 300 miliardi di beni russi congelati dopo l'invasione dell'Ucraina. A oggi solo una leva per portare Putin a più miti consigli.
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