Il Bar dello Sport si è trasformato in blog «democratico»

Caro Granzotto, navigando su Facebook mi sono imbattuto nel gruppo promosso dall’Unità «Io sto con Saviano - Le nostre firme contro quelle del Giornale». Fra le tante irriferibili frasi ingiuriose ho individuato quella che mi sembrava più equilibrata: «Ma perché il Giornale è un giornale? E Feltri è un giornalista? Entrambi servono ad una sola cosa: pulire il c...: quello dei lettori coi fogli del giornale, quello degli azionisti, la redazione e gli altri dipendenti, in base al livello, utilizzando la lingua. Per il sedere di sua emittenza, il direttore si è riservata per sé medesimo questa incombenza». Mi è balenata l’idea di gettare benzina sul fuoco fingendo di solidarizzare con il sinistro bloggarolo: «Ma Feltri non era stato sospeso dall’Ordine? Come può continuare a scrivere impunemente? Radiamolo a vita! Anzi, confiniamolo a Ventotene e buttiamo via la chiave. Però, meglio ancora, mettiamolo al muro e togliamogli per sempre la parola, a questo bieco pennivendolo di regime!». Convinto che un sincero democratico avesse almeno concesso un «Beh! Non esageriamo». La risposta è stata disarmante: «Non vale la pena sporcarsi e disturbarsi con la puzza che emana. Poi di questa gentaglia ce n’è a milioni, tolto lui, verrebbe sostituito da un altro uguale se non peggio». Io non ho parole! E lei?

Lei è un ingenuo, caro Marrona. Come può pensare che quei tomi si pongano dei limiti nel latrare all’indirizzo di chi quotidianamente palesa l’incommensurabile fessaggine dei «sinceri democratici»? Il cui branco telematico, poi, è caratterizzato da un ottuso trinaricismo e dal greve registro plebeo? Ma che davvero lei credeva a quelle balle del primato del dialogo e del confronto, il lievito del «civile dibattito» tanto caro all’Unità e alla Concita in particolare? Quella è gente che ancora rimpiange la peculiare forma di dialogo e di confronto che furono i gulag e la Lubjanka, da dove chi dissentiva aveva in sorte di uscire coi piedi in avanti. Figuriamoci dunque se cialtroni di tal fatta considerano una pena «feroce» il confino a Ventotene. Non si illuda: dietro la loro scatologica facondia preme la congenita predisposizione al plotone di esecuzione. Li lasci fare, caro Marrona, e non speri di metterli in difficoltà facendosi quinta colonna nel campo nemico. Lasci che giochino fra di loro al piccolo Beria e agli onanistici trastulli del blog e del social network. Accademie di un inter nos virtuale e quindi efficace strumento di quel genere dialettico detto volgarmente cazzeggio, ma del tutto inadatto, con la loro struttura da circolo privé, alla trasmissione e circolazione delle idee che a quanto si dice dovrebbero invece favorire.
Perduta l’egemonia culturale (per vuoto pneumatico di cultura e rimbambimento intellettuale del «sincero democratico», orfano dei grandi e piccoli Zdanov che gli dicevano cosa pensare, cosa scrivere e cosa leggere) la sinistra s’è rifatta cercando di conquistarsi l’egemonia informatica. La Rete pullula di loro blog e non c’è una nuova trovata, un nuovo network «sociale», un nuovo sito atto a quel genere dialettico del quale abbiamo parlato, dove non ci si siano buttati a corpo morto (Massimo D’Alema fu tra i primissimi a crearsi un «avatar» in quella bischerata chiamata Second Life. Queste sono cose che contano e che pesano, nel cursus honorum del politico più intelligente della sinistra).

Bene, e il risultato? L’incidenza dei blog e di altri aggeggi simili nello scenario politico, sociale e culturale del Paese? Il più rinomato dei blog «sinceramente democratici», quello del macchiettista Beppe Grillo, le ha poi spostate le masse? Vede, caro Marrona, seppur ad alta tecnologia blog e affini sono l’equivalente del tavolino del Bar dello Sport, dove gli amici si ritrovano per decidere la formazione della nazionale di calcio o per rifare il mondo. Hanno mai contato qualcosa le chiacchiere al Bar dello Sport? E allora, via, lasci gli amici di Concita alle loro fecali ciance. Tutto resta lì, fra loro. Anche il fetore.
Paolo Granzotto

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