Dalla Spezia al Brasile un «solo andata» lungo un secolo per Pietro Maria Bardi (1900-1999) architetto, artista, scrittore, polemista, marchand de tableaux, direttore di gallerie d'arte, cronista, giornalista culturale, saggista e creatore nel 1947 del MASP, il Museo d'Arte di San Paolo del Brasile. Ma «La Spezia mica lo onora come meriterebbe - sbotta Salvatore Amedeo Zagone, per anni addetto culturale nelle ambasciate d'Italia in Colombia e Brasile, nonché amico di Bardi - mentre il Brasile lo ricorda come "il personaggio fondamentale della cultura brasiliana in questo secolo". La mia proposta all'amministrazione è che gli venga almeno dedicato il Centro d'Arte Moderna di Pizza Cesare Battisti, un modo per spezzare la cortina d'ingratitudine che purtroppo qui da noi è spesso alzata intorno a concittadini illustri». Uno sfogo motivato da anni di circolarità culturale e bellezza che Zagone ricuce dalla sua casa spezzina e che lo hanno visto protagonista prima all'Ambasciata di Rio, Buenos Aires e poi Bogotà, di nuovo a Brasilia e quindi Rio dove si fermerà fino all'80: «Bardi veniva a Rio durante le inaugurazioni delle mostre che curavo - ricorda Zagone - siamo diventati amici. Quasi tutti i suoi 99 anni li ha passati facendo il mercante di quadri e il MASP è il suo capolavoro».
Il flash è dall'altra parte del mondo, con l'esplosione di una personalità complessa che gravita in ambienti intellettuali esclusivi e produce cultura: genio e sregolatezza che osa e tocca le vette. Zagone traccia il profilo d'un uomo intrigante, nato in Via del Prione, nel palazzo del Marchese Marana, e «talmente ironico con se stesso da dire d'essere diventato intelligente dopo aver battuto la testa cadendo dalla sedia». Dopo l'esperienza di aiutante all'Arsenale, nel 1917 Bardi-soldato lascia La Spezia per non tornarci più: «Doveva sentirne una struggente nostalgia perché anche negli ultimi colloqui con me ammise che avrebbe voluto almeno una volta rivedere via del Prione e l'Arsenale». Dopo il congedo a Bergamo e la parentesi giornalistica al Corriere della Sera in cui si rivelò cronista di razza, Bardi si concentra sull'arte e apre in Via Brera a Milano una Galleria inaugurata con una retrospettiva di Carlo Carrà e Ardengo Soffici: «Bruciò le tappe - ricorda Zagone - divenne un gallerista privato di successo cui vanno ad aggiungersi le amicizie indovinate». Tant'è che nel '30 si trasferì alla direzione della Galleria d'Arte di Roma grazie all'appoggio di Giuseppe Bottai ed Efisio Oppo. Elaborò anche il «Rapporto sull'architettura per Mussolini» e preparò con Bontempelli l'uscita della rivista «Quadrante», centro del dibattito sulla nuova architettura di Le Corbusier, che Bardi, suo amico e ammiratore, lanciò e divulgò in Italia. Nel '46 il trasferimento in Brasile. «Ma l'impronta trionfale di Bardi resta il MASP - insiste Zagone - che realizzò grazie al mecenatismo del brasiliano Assis Chateaubriand. Lo organizzò e diresse dal 1946 a fine anni 80: è la maggiore realtà culturale dell'America Latina, un faraonico edificio progettato dalla moglie Lina Bo Bardi e inaugurato nel '68 dalla Regina d'Inghilterra, con una raccolta di opere tali da rappresentare l'arte occidentale senza esclusione di luogo ed epoca».
Al MASP ci trovi tra gli altri Velasquez, El Greco, Goya, Zurbaran, Cézanne, Van Gogh, Degas, Manet, Renoir Rembrandt, Van Dyck, Rubens. Presenti anche opere italiane del 300, insieme a Mantenga, Raffaello, Tiziano , Tintoretto, Fattori e Modiglioni. Qui «l'arte non doveva essere soltanto esibita, ma preparata, capita e prodotta attraverso corsi, scuole e cicli accademici». Una selezione di cento opere nel '53 fece il giro di alcuni musei europei, con un successo straordinario. La residenza dei Bardi, la «Casa di vetro» nel cuore di San Paolo, per oltre mezzo secolo ha concentrato e divulgato cultura: salotto alla moda e anticonformista, era la culla dei «boemios» (spiriti liberi), pittori, registi, letterati proiettati sul nuovo.
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