C'era una volta la musica: Drazen Petrovic, il Mozart dei canestri

Icona del popolo jugoslavo per la mentalità, i successi e lo stile che applicava alla palla a spicchi: con lui sul parquet lo spartito era un capolavoro assicurato

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A Šibenik, profonda Croazia, serve sgomitare per ritagliarsi uno spazio di luce. Specie se sei nato nel 1964, quando il mondo è tutt'altro che iperconnesso e farsi notare è ancora un'impresa. Quando però certi geni ce li hai incisi dentro, il destino è una strada che si apre naturalmente. La palla a spicchi rimbalza contro il ferro rugginoso e quindi sull'asfalto di un campetto degradato, uno dei tanti che tappezzano questa periferia dell'esistenza. Drazen Petrović non è il tipo da lasciarsi scoraggiare. Non gli frega del contesto. Lui è destinato a un soprannome glorioso: "Il Mozart dei canestri". Per tutto il resto non ha tempo.

Parlare oggi di Petrović, di come ha rivoluzionato il gioco con la sua visione, la creatività e il talento innato, significa anche scavare dove la ferita sanguina ancora.

La sua carriera ha inizio in Jugoslavia, dove si unisce presto alla squadra del Cibona Zagabria. Qui, il giovane talento dimostra fin da subito le sue doti straordinarie, guidando il club a due titoli europei, nel 1985 e 1986. Il suo stile di gioco è come uno spartito. Elegante, limpido, deciso. Non una partitura da operetta. Un capolavoro alla Wolfgang Amadeus. E per tutto il tempo. Movimento fluido, precisione nei passaggi e un senso innato per il ritmo del gioco. Le sue performance sono un mix di tecnica e creatività e seducono in fretta i tifosi e gli esperti del settore.

Nel 1986, Petrović decide di trasferirsi in Spagna, dove gioca con il Real Madrid. In questo periodo il cestista cresce ulteriormente. Con il Real vince numerosi trofei, tra cui la Coppa del Re e la Coppa dei Campioni, continuando a sfoggiare qualità inarrivabili. Il gioco di Petrović non è solo spettacolare, ma anche altamente efficace: diventa rapidamente uno dei migliori realizzatori del campionato, attirando l'attenzione di scout e appassionati.

L’apice della sua carriera continentale arriva con la partecipazione ai Campionati Europei del 1989, dove guida la Jugoslavia alla vittoria. Il suo contributo decisivo, intriso di giocate sontuose, lo consacra come un top in Europa. Tuttavia, il sogno americano è in attesa: nel 1991 Petrović approda in NBA, firmando con i Portland Trail Blazers.

Negli Stati Uniti, inizialmente si trova ad affrontare diverse difficoltà. Il basket NBA è molto diverso da quello europeo, e Petrović deve adattarsi a un nuovo ambiente. Tuttavia, con determinazione e talento, riesce a ritagliarsi il suo spazio, dimostrando a tutti il suo valore. Con i Blazers, si guadagna la fiducia e il rispetto dei compagni e degli avversari, diventando un punto di riferimento per la squadra.

Dopo un breve ma significativo passaggio a Portland, dove il suo minutaggio è limitato, Petrović approda ai New Jersey Nets. Qui trova finalmente la sua dimensione. Nella stagione 1992-93, diventa il leader della squadra, segnando una media di oltre 20 punti a partita e portando i Nets a una stagione competitiva. Le sue prestazioni da fuoriclasse lo rendono uno dei migliori tiratori della lega, e la sua fama cresce vertiginosamente.

Purtroppo, il talento di Drazen Petrović viene tragicamente interrotto il 7 giugno 1993, quando perde la vita in un incidente stradale in Germania. La sua prematura scomparsa lascia ancora oggi un vuoto incolmabile nel mondo del basket, ma il suo lascito continua a vivere. Petrović è ricordato non solo come un grande cestista, ma come un pioniere che ha aperto le porte dell'NBA a molti talenti europei.

La sua eredità è celebrata in tanti modi, inclusa l’introduzione nella Basketball Hall of Fame nel 2002. Il suo stile di gioco, la sua passione e il suo impegno rimangono un faro per tutti gli appassionati di basket. La musica finisce soltanto quando svaniscono i ricordi.

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