L'Olimpia creata dal generale Dan spiegata in cento storie più una

Il nuovo libro di Peterson su una squadra nata non per caso e quelle lezioni che ricordano Velasco

L'Olimpia creata dal generale Dan spiegata in cento storie più una
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Nella sala rottamazione, ideale dopo una certa età, per colpa delle troppe medicine, aspetti l'araldo per il buongiorno del mattino sperando che non sia l'ultimo e se ti porta buone notizie credi ancora nel futuro. Sapere che il generale Peterson giovedì presenterà alle librerie Feltrinelli di piazza Piemonte, nella Milano che è diventata il suo regno, un altro libro, dopo i molti che ha già regalato alla comunità, ci fa diventare ottimisti.

Come un rabdomante trova acqua dorata presentandoci «La mia Olimpia in 100 cento storie più una» nella settimana dove l'Armani ha ritrovato il piacere di giocare insieme anche in settimane tormentate, vincendo sulla Stella Rossa a Belgrado, battendo la capolista Brescia nella sua arena per restare in corsa inseguendo un altro scudetto che Virtus Bologna, ormai solo spettatrice nella mischia europea, e la Trapani che contro Trieste, segnando 70 punti nei primi 20 minuti, arrivando a 131 nel conto finale, ha costruito una vittoria che è un segnale di forza acquisita, potrebbero negarle, sperando che oggi a Parigi possa continuare a sognare un posto nelle finali dell'Eurolega, in giornate dove trovare una squadra vera, nata male, avvelenata da troppi infortuni, è già stato un capolavoro per uno degli allenatori più vincenti del nostro basket anche adesso che ha motivi per sentirsi tormentato.

Dicevamo del libro di un gigante che chiamavamo Nano Ghiacciato prendendolo in giro, pensando alle sue simpatiche pubblicità su una bibita, dopo averlo visto combattere contro il caldo e il sole che spaccava le pietre. Un lavoro che leggeremo volentieri anche perché lo ha scritto insieme ad Umberto Zapelloni che battezzammo proprio in questo Giornale da dove poi ha spiccato il volo, mantenendo intatta la sua anima bella, lavorando al Corsera, vicedirettore in Gazzetta, impegnato a spiegare anche adesso i fiaschi Ferrari come quello di Melbourne sotto la pioggia che ha spento i fuochi di una vigilia esageratamente ottimistica anche con Hamilton, sempre divertente nel dipingere i campioni di oggi per il Foglio.

Peterson e le sue lezioni che ci ricordano quelle di Velasco, il grande allenatore che ancora oggi potrebbe insegnare ai telecronisti come si conquista l'ascolto, si racconta davvero il grande mistero dello sport.

Se le gambe reggessero saremmo in platea ad applaudire quando presenteranno questo libro che è storia di una società costruita da Bogoncelli, di una squadra nata, non per caso, nello stesso anno dell'uomo di Evanston, le famose Scarpette Rosse di Rubini. La magia di riannodare storie, raccontando il grande viaggio iniziato insieme a Tony Cappellari con la banda Bassotti dopo aver lasciato la Bologna e il regno dell'avvocato Porelli che, per il bene comune, nel nome del basket, aveva regalato al suo rivale Bogos, nemico amico non soltanto sui tavoli del bridge, l'allenatore per costruire un' altra epoca d'oro, pazienza se a pagarne le spese sarebbe stata proprio la sua Virtus che comunque con Bucci gli aveva preso lo scudetto a San Siro prima che iniziasse l'epoca legata a Meneghin e Mc Addo, al Premier delle meraviglie.

Quella che ci racconterà nel libro nasce sui tavoli del Torchietto, nella secondaria del Palalido. Un lavoro ben fatto che lega tutto con le prefazioni perché Ettore Messina, il nocchiero di oggi, l'uomo che a Bologna qualcosa aveva certo imparato dal primo Peterson con la chitarra e i suoi pantaloni a zampa di elefante. Il generale che guida l'Armani di oggi cercando sempre di non dimenticare la storia della società e non è un caso che proprio un'idea di Messina abbia portato ad intitolare il legno del Forum al principe Rubini, cosa che il comune di Milano non ha mai voluto fare.

Nella doppia prefazione ecco il tocco artistico di Finazzer Flory, attore, regista, sventolatore di sciarpe biancorosse a bordo campo, geniale artista che con i suoi docufilm, la vita di Gamba, uomo Simmenthal, uomo del grande basket, la storia bellissima di Reggio Emilia e della sua

pallacanestro, ci ha regalato immagini meravigliose.

Un bel risveglio nella speranza che l'amico Zapelloni si ricordi del brontolante compagno di scrivania mandando un corriere con il libro nella casa che ormai ci tiene prigionieri.

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