NBA, al via i playoff. Tanti soldi, parecchi favoriti e molti dubbi

Con gara 1 alle spalle, i playoff NBA hanno iniziato a fornire i primi verdetti di questa intrigante post-season. Nonostante il grande spettacolo e l'incertezza sul parquet, le sfide per la lega sono altre, dagli ascolti in calo agli stipendi insostenibili

NBA, al via i playoff. Tanti soldi, parecchi favoriti e molti dubbi

La lunga regular season della Nba è arrivata alla fine, tempo di fare sul serio. I playoff sono il momento decisivo per ogni franchigia, quando le partite diventano pesanti ed un passo falso può costare la stagione. Come al solito, la lotta per il titolo sarà estremamente equilibrata, con tanti favoriti che si perderanno per strada e qualche sorpresa pronta a stupire gli amanti della palla nel canestro. La lega più famosa al mondo è in un momento cruciale, con tanti nostalgici che criticano il gioco tutto triple, il load management, le bizze delle superstar viziate e gli eccessi all’insegna del politically correct. Nonostante tutto, il circo del basket a stelle e strisce continua a crescere ed attirare l’attenzione di centinaia di milioni di tifosi in tutto il mondo. Facciamo il punto su questa post-season, sulle prospettive per il futuro e le sfide della National Basketball Association.

Favoriti? I soliti Warriors

L’inizio dei playoff è il momento preferito di ogni tifoso di basket, l’unico nel quale tutti sembrano in grado di arrivare fino alla fine, alzando al cielo il trofeo. L’impatto con la realtà sarà doloroso e lascerà parecchi delusi ma, almeno per ora, tutto è possibile. Come succede spesso, le due squadre che si sono comportate meglio nella regular season, ovvero i Milwaukee Bucks ed i Denver Nuggets, sembrerebbero le favorite per arrivare alle finals ma le cose non sono così semplici. I Nuggets dell’MVP Nikola Jokic, ad esempio, nella post-season spesso non riescono a confermarsi, mentre è più probabile che i Bucks di Giannis Antetokounmpo possano andare avanti almeno di un paio di turni. Le grandi dell’Est, da Boston a Philadelphia, hanno fatto grossi passi avanti ma è possibile che anche Knicks e Nets possano ritrovarsi nei playoff.

Nikola Jokic

Ad ovest, invece, l’arrivo di Kevin Durant ha reso i Suns una candidata d’obbligo almeno alle finals, mentre i Los Angeles Lakers, nonostante abbiano avuto bisogno dello spareggio, sono sempre una mina vagante, specialmente se il 38enne LeBron James dovesse brillare come suo solito. In realtà, però, le cose potrebbero andare come l’anno scorso, quando a trionfare furono i Golden State Warriors. Questa stagione assomiglia molto a quella del 2022; regular season con tanti infortuni, costretti a fare a meno delle proprie superstar, per poi ritrovarsi e tornare quelli di una volta, sbarazzandosi della concorrenza. Steph Curry e Klay Thompson non sono più dei ragazzini ma sono sempre in grado di fare la differenza. Una cosa è certa: nessuno può essere sicuro di come andranno le cose. Le sorprese non mancheranno.

La situazione ad Est

Come succede da parecchi anni, la Eastern Conference parte decisamente senza i favori del pronostico. I campioni non mancano, ma le franchigie dell’est sembrano incapaci di reggere il passo con le rivali dell’ovest. Diamo un’occhiata al tabellone, con le quattro sfide del primo turno ed i possibili ostacoli sulla strada di Giannis verso le finals. I Bucks, primi nella conference, se la vedranno con l’ottava, i Miami Heat, che sono lontani parenti di quelli che, con LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh, avevano dominato la NBA. La squadra della Florida sta crescendo ed ha molti giovani interessanti ma il confronto con Milwaukee sembra improponibile. Sulla carta la sfida tra i Boston Celtics, finiti dietro ai Bucks, e gli Atlanta Hawks, squadra che sembra sempre sul punto di fare il salto di qualità, sembrava più equilibrata. Gara 1 ha mostrato una distanza imbarazzante, con i Celtics avanti di 30 punti nel primo tempo ma è possibile che Trae Young possa almeno rendere la serie più interessante.

Trae Young Hawks Celtics

La sfida tra i Philadelphia 76ers ed i Brooklyn Nets sembrava altrettanto interessante, anche se la squadra della Grande Mela ha perso per strada due pezzi da novanta come Kevin Durant ed il mercuriale Kyrie Irving. Gara 1 ha visto i Sixers mettere un netto 121-101, la quinta sconfitta consecutiva dei Nets, grazie soprattutto ad una prestazione maiuscola da tre punti di Philly. L’ex James Harden è sembrato in gran forma ma non è detto che i Nets possano tornare in partita. Stesso può dirsi per la serie tra i New York Knicks ed i Cleveland Cavaliers, che vede NY avanti 1-0. I giovani dei Cavs hanno avuto un inizio decisamente complicato mentre la panchina di New York ha b in gara 1. In realtà il confronto tra queste due franchigie è molto equilibrato e potrebbe riaprirsi già da gara 2. Risultato, almeno in questo caso, decisamente in bilico.

La situazione ad Ovest

Molto più interessanti gli incroci ad ovest, con molte delle star della NBA in campo fin dal primo turno. Forse la serie meno intrigante è quella tra i Denver Nuggets ed i Minnesota Timberwolves, entrati nei playoff dalla porta di servizio. Gara 1 ha mostrato come la franchigia del Colorado possa fare meglio delle ultime stagioni, schiantando i rivali per 109 a 80. La forza dei Nuggets, come al solito, è il gruppo, con sei giocatori in doppia cifra, incluso l’intero quintetto base. Invece del solito Jokic, a mettere una gran prestazione è stato Jamal Murray, che ha vinto nettamente il confronto con i Wolves. Possibile che Minnesota riesca ad evitare lo sweep, ma la serie sembra già segnata. La sfida tra i Lakers ed i Grizzlies sembrava affascinante, visto il confronto tra il “vecchio” LeBron James ed il “giovane” Ja Morant, una delle superstar del futuro. Gara 1, però, ha visto la guardia di Memphis uscire dal campo dopo un infortunio alla mano nel quarto quarto. Los Angeles ha vinto grazie alla buona prova dei panchinari e non è certo quanto Morant potrà recuperare nelle prossime partite. Nonostante tutto, questa serie potrebbe fornire diverse sorprese da qui in avanti.

Ja Morant

La vera sorpresa è arrivata da Sacramento, dove i Kings, spinti da un pubblico scatenato, sono riusciti ad avere la meglio sui campioni in carica di Golden State. Dopo 17 anni di assenza, gli uomini di coach Mike Brown hanno sorpreso i Warriors, vincendo 126 a 123 ma la serie rimane del tutto aperta. De’Aaron Fox ha messo una partita micidiale con 38 punti ma difficile che possa rimanere su questi livelli, specialmente nella Bay Area. Golden State è sembrata viva e vegeta, con Curry, Thompson e Wiggins in ottima forma. Possibile, quindi, che le cose possano già rimettersi a posto fin da gara 2. La sfida più affascinante in tabellone, quella tra i Phoenix Suns ed i Los Angeles Clippers non ha deluso i tifosi, con una gara 1 davvero spettacolare. A Phoenix si è visto davvero di tutto, compresi i 38 punti di Kawhi Leonard che sono valsi ai Clippers una vittoria a sorpresa contro i favoriti Suns. Los Angeles ha visto Russell Westbrook dominare sotto il tabellone e mettere qualche libero importante ma Phoenix ha parecchie frecce al proprio arco, a partire da Kevin Durant, che ha chiuso con 27 punti, 11 assist e 9 rimbalzi. Con Chris Paul, Booker e Craig in palla, impossibile sapere come andrà a finire questa sfida, che potrebbe arrivare a gara 7.

Obiettivo 10 miliardi

Se lo spettacolo non manca, le nubi all’orizzonte per la NBA non mancano. Per ora la situazione delle squadre del campionato nordamericano, almeno dal punto di vista economico, sembra tutta rose e fiori. In realtà il trionfalismo della lega guidata dall’ineffabile Adam Silver, commissioner tutto business e politica che piace alla gente che piace, nasconde qualche possibile ostacolo. Il più immediato è il nuovo contratto collettivo firmato con la potente associazione dei giocatori, tutto all’insegna degli aumenti. I dettagli sono molto complessi ma l’idea di base è quella di garantire stipendi ancora più disumani ai giocatori, che riceveranno aumenti fino al 140% in più rispetto al contratto appena terminato. Sono state messe in opera politiche destinate a scoraggiare le squadre più spendaccione a sforare la cosiddetta “luxury tax”, le penalizzazioni finanziarie per chi superasse il salary cap ma il rischio, niente affatto trascurabile, è quello che il giocattolo possa rompersi.

Adam Silver NBA

Gli ascolti televisivi del passato, quando le sfide chiave venivano seguite da decine di milioni di persone in televisione, sono un ricordo e questo potrebbe riflettersi sugli incassi miliardari della Nba. Il fallimento della rete di network regionali Bally Sports ridurrà una delle fonti delle franchigie minori e le molte voci riguardo alle perdite miliardarie della storica tv via cavo ESPN sono una minaccia diretta alla sostenibilità finanziaria del sistema. Certo, gli ascolti all’estero sono forti, come le vendite del merchandising, specialmente in Asia, ma da qui ad arrivare ai 10 miliardi di dollari previsti dal commissioner ce ne corre. Le idee non mancano: sempre più franchigie, sempre più partite, sempre più tornei ad hoc, sempre più partite all’estero. Basterà per reggere il passo con gli appetiti delle superstar?

Il pubblico? In tv sempre meno

La scommessa della gestione Silver è semplice: far crescere la torta da spartire tra le varie franchigie, un gioco da equilibristi. L’idea di base è quella che, nonostante le sicurezze del passato siano sempre più in dubbio, la crescita nei mercati emergenti sarà sufficiente a reggere il passo con le richieste sempre più esose delle stelle. Questo apre la porta a vari problemi: le franchigie vorrebbero giocare sempre più partite per aumentare gli incassi dalle loro arene mentre i giocatori non ne vogliono sapere di giocare di più, preferendo risparmiare il fisico in vista dei playoff. I mugugni sono tanti, ma almeno dal punto di vista degli spettatori, la Nba non ha grossi problemi: la regular season appena finita ha visto più di 22 milioni e 500mila spettatori pagare fior di soldi per il privilegio di vedere dal vivo la propria squadra preferita. 791 partite da tutto esaurito sono numeri da fare invidia a tanti altri campionati ma non è tutto oro quel che luccica.

De'Aaron Fox Kings Warriors

I problemi veri sono quelli che affrontano le televisioni che hanno comprato i costosissimi diritti della NBA, incapaci di attirare il pubblico di una volta. È ormai chiaro che aspettarsi ascolti plurimilionari dalle partite di regular season è irrealistico, il che non potrà che influenzare le valutazioni dei diritti nel prossimo ciclo. Le televisioni via cavo, che per anni hanno garantito guadagni importanti alla NBA, hanno sempre meno abbonati e le alternative in streaming non sono in grado di pagare cifre assurde per un prodotto che diventa interessante tre mesi all’anno. La lega sta provando ad aiutare i broadcasters, inventandosi occasioni nuove come il cosiddetto torneo Play-In, uno spareggio per decidere l’accesso alla post-season. I risultati in termini di ascolti sono incoraggianti, con le varie serie capaci di raccogliere da un +10 ad un +29% rispetto alle partite dell’anno scorso.

Warriors Kings game 1

L’incrocio tra i Lakers di LeBron James ed i Timberwolves è stata la seconda partita più vista nei tre anni di vita del torneo, che potrebbe diventare parte integrante della stagione NBA. ESPN e TNT sembrano soddisfatte ma il fatto che quattro delle dieci partite più viste finora siano arrivate in questo torneo non fa che confermare i problemi delle partite “normali”. Per ogni regola c’è sempre l’eccezione, come i Golden State Warriors, la squadra più seguita nell’intera lega, spinta dal pubblico della Bay Area. Gli ascolti in molti altri mercati locali sono decisamente meno rosei, un pericolo da non sottovalutare per una lega che macina soldi come se non ci fosse un domani.

Insomma, i prossimi anni saranno interessanti per la NBA, con i rischi di una transizione digitale incerta ed atleti che sembrano sempre più simili agli influencers dei social. Per ora, una cosa è certa: i playoff offriranno un grande spettacolo a chi ama il basket. Godiamocelo finché dura.

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