Pier Augusto Stagi
da Milano
Sogna di arrivare a Milano in maglia rosa e non nasconde neppure l'ambizione di salire sul gradino più alto del podio di Parigi in maglia gialla, «ma in attesa vado a Torino a farmi una doccia», dice ironico Ivan Basso che, senza grandi ambizioni di sorta, affronterà oggi la sua prima corsa di stagione. Dopo due mesi e mezzo di corse, torna a pedalare anche lui, Ivan Basso, 28 anni, varesino di Cassano Magnago, secondo un anno fa al Tour e sfortunato protagonista al Giro d'Italia, che farà il suo esordio stagionale nella 91ª edizione della Milano-Torino (partenza da Novate Milanese alle 11.15, arrivo a Torino in corso Casale, a fianco del Motovelodromo Fausto Coppi), correrà la Tirreno-Adriatico, ma non la Sanremo. Per lui una stagione importantissima: Giro e Tour sono da tempo un chiodo fisso. Non c'è più Lance Armstrong, il dittatore della corsa a tappe francese e Ivan, per il texano e tutti gli osservatori, è dato come erede naturale. «Ma nel ciclismo non c'è nulla di matematico: uno più uno non fa sempre due. E poi senza Lance sarà tutto più difficile...».
A che punto è la sua condizione?
«Buona. Ho lavorato bene: dal 1º gennaio ad oggi ho percorso già circa 5.500 chilometri. Cosa mi aspetto dalla Milano-Torino? Di ritrovare il sapore della gara e di lavorare bene in vista della Tirreno-Adriatico della prossima settimana. Quello sarà un bel banco di prova in chiave Giro».
In testa cosha: Giro o Tour?
«Potrei dire tutti e due, ma fino al 30 maggio io penso solo e soltanto al Giro dItalia. Il Tour viene dopo, anche come pensiero. E poi è un Tour che non mi piace, con troppe crono e poca salita».
Quali saranno i suoi avversari per il Giro e per il Tour?
«Con il rispetto dovuto a tutti gli avversari, e sono tanti, credo che per il Giro lavversario numero uno sarà ancora una volta Gilberto Simoni mentre per il Tour certamente Jan Ullrich».
Lei spera che Ullrich venga al Giro?
«Io ci credo poco, ma se verrà sarò il primo ad esserne contento: farà il mio gioco».
In che senso?
«Nel senso che anche lui avrà il peso della corsa».
E se venisse solo per allenarsi?
«Farò in modo che si alleni nel modo peggiore: spaventandolo un po'».
A che punto è con lo studio del Giro?
«Ho provato quasi tutte le tappe, soprattutto quelle di montagna. Una delle ultime è stata la crono di Pontedera. Bella è bella, ma poco importa: quel che conta è avere quel giorno le gambe. Dopo la Tirreno andrò a visionare anche la tappa che arriverà a Saltara: tappa lunga, senza un metro di pianura, potrebbe rivelarsi molto insidiosa».
A proposito di crono, è vero che c'è anche nel cassetto un progetto Pechino 2008?
«Escludo sin dora la mia partecipazione alla crono mondiale di Salisburgo. Per Pechino invece è tutto diverso, perché la crono olimpica si disputerà due settimane dopo il Tour ed io finora sono sempre uscito molto bene dalla Grande Boucle. Un conto però è far bene la crono di una corsa lunga tre settimane ed un altro è impegnarsi in una prova da veri specialisti come la crono olimpica».
Lei da due anni fa con la sua Csc dei camp estremi, dei veri corsi di sopravvivenza: ha visto che li ha fatti anche il Milan?
«Bene, il ciclismo ha sempre qualcosa da insegnare. Ho letto polemiche senza senso, come se si trattasse di corsi di guerra. Nella realtà si tratta di corsi che ti mettono in gioco, che ti fanno capire come fame e stanchezza ti facciano saltare la testa. Servono per scoprire i propri limiti e imparare a gestirsi sotto stress».
Sogna una maglia rosa da portare a Milano il prossimo 28 maggio, intanto però è già pronto un fiocco azzurro...
«È vero, il fratellino di Domitilla (la piccola Basso di due anni e mezzo) nascerà a fine maggio. Io e Micaela abbiamo già deciso di farlo nascere con parto cesareo.
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