Milano - Arriva anche in Italia. Dal 2 ottobre in circa 400 cinema
italiani arriva l’ultimo attesissimo film di Quentin Tarantino, "Inglourious Bastards - Bastardi senza gloria", con Brad Pitt,
Christoph Waltz, Eli Roth e Melanie Laurent. Con una novità
interessante per il cinema italiano: molte copie saranno
proiettate in versione originale con i stottotitoli. Tarantino
riscrive la Seconda guerra mondiale. E lo fa alla sua maniera.
Mentre i nazisti cercano di estendere il loro spazio vitale
occupando gran parte del territorio francese, il luogotenente
Aldo Raine detto Aldo l’Apache (Brad Pitt), per la sua
ossessione nel collezionare gli scalpi dei nazisti che uccide,
prepara un gruppo di soldati ebreo-americani (i bastardi senza
gloria del titolo) per compiere azioni di rappresaglia rapide e
violente nei confronti dei tedeschi in Francia.
Incontro a Parigi La loro vicenda
si intreccia con quella di una ragazza ebrea (Melanine Laurent)
sfuggita miracolosamente al massacro della sua famiglia e con
quella di un’attrice tedesca doppiogiochista (una bellissima e
sensuale Diane Kruger). Si ritroveranno tutti in un cinema di
Parigi in una missione per eliminare i vertici del Terzo Reich.
La passione di Tarantino per il cinema di genere, unita al
piacere di raccontare storie, lo porta a riscrivere la Seconda
guerra mondiale, collocando l’attentato a Hitler nell’unico
luogo in cui il regista di Knoxville pensa si possa attuare una
giustizia degna di questo nome: una sala cinematografica. Una
scelta ragionata che porta a vedere moltissimi simbolismi (veri
o presunti): dal cinema che può cambiare la storia al film di
propaganda di Goebbels che è la causa della fine del Terzo
Reich.
"Quel maledetto treno blindato" Al suo settimo film, prendendo come spunto "Quel
maledetto treno blindato" di Castellari (1978), Tarantino
sembra aver definitivamente raggiunto quella maturità
stilitistica e di contenuti che la maggior parte della critica
gli chiedeva, girando un film molto personale ma memorabile
tanto geniale, divertente e fantasioso quanto misurato (ad
esempio nelle scene di violenza, tutto sommato abbastanza
contenute).
La scena più dura Il film si apre con una delle sue
scene più dure: paradossalmente quella di un lungo dialogo,
l’interrogatorio senza tregua del cacciatore di ebrei Hans
Landa (uno straordinario Christoph Waltz, giustamente premiato
a Cannes come miglior attore) a un francese che nasconde in
casa una famiglia di ebrei. Pura tortura dialettica e
linguistica, parte in francese parte in inglese, la sequenza
assorbe e affina la lezione dialogica del miglior Tarantino,
colui che ha donato alla settima arte il frenetico nonsense
verbale de "Le Iene" e "Pulp Fiction". E se nella prima parte
il regista sembra più interessato ai dialoghi e alla creazione
di personaggi da antologia, nella seconda parte il film decolla
con sequenze di azione e colpi di scena a ripetizione, fino ad
arrivare a uno dei finali più memorabili e coinvolgenti della
lunga storia dei war-movie.
Due ore e mezza di ritmo Come accade spesso nei suoi film,
anche l’ultimo lavoro di Tarantino fa del ritmo la sua forza:
in due ore e mezzo di film non ci si annoia mai e si tifa per i
buoni così come negli spaghetti-western di Sergio Leone o come
ne "I cannoni di Navarone" o "Duello al sole", che sono solo
alcuni dei riferimenti scelti da Tarantino (che non dimentica
neanche i vari Fuller, Corman e Aldrich).
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