Bastianich: "Un film sui genitori in Istria"

Pubblica il disco "Silverado": "Ora porto in tour il mio folk"

Bastianich: "Un film sui genitori in Istria"
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Lui dice subito che «non mi piace l'egocentrismo degli chef e invece mi piace il folk». Poi suona, qui al Giffoni Film Festival, davanti a un pubblico di adolescenti che sono in netta controtendenza perché amano la musica suonata per davvero, conoscono i Bee Gees, che per i loro coetanei sono per lo più sconosciuti boomer di un'era geologica fa, e gli fanno domande intelligenti tipo «quant'è diverso il rapporto con il fallimento per gli italiani e per gli americani?». «In Italia è un giudizio di merito, negli States è l'occasione di una ripartenza». Insomma Joe Bastianich, 55 anni, è ormai calato nel ruolo di «cantastorie» e guai a chi lo chiama «chef» perché lui è un imprenditore che ama la musica e difatti ha appena pubblicato un Ep con tre inediti e quattro cover imprevedibili che mescolano i Bee Gees di Staying alive, Relax di Frankie Goes To Hollywood, Nose on the grindstone di Tyler Childers e Waiting for love di Avicii «che è stato il primo ad avvicinare altri generi musicali alla dance». Il disco si intitola Silverado e conferma che la musica preferita da questo strambo italoamericano è il folk.

Lui lo suona e lo canta in questo disco e nel tour che partirà il 10 agosto, con i buskers La Terza Classe.

Dopotutto la musica è nel suo Dna visto che il padre e lo zio erano fisarmonicisti che nella Istria jugoslava suonavano per gli italiani in vacanza. «Poi dopo la questione istriana i miei genitori diventarono esuli in Italia e io ora mi sono messo in testa di raccontare la loro storia in una sorta di docufilm. Voglio che sia in documentario esistenziale». Poi i suoi genitori aprirono un ristorante nel Queen vicino a New York e poi un altro e infine un terzo a Manhattan.

Però la musica rimane il core business di un musicista anomalo che americanamente riesce a mescolare diverse passioni fino a costruire una piramide di interessi che lo portano sui palchi oppure nelle cantine di Cividale del Friuli oppure in giro tra gli oltre venti ristoranti che ha aperto negli States: «Ma sono stato

fortunato a crescere nella New York di fine anni '70 dove si intrecciavano il punk dei Ramones e le armonie vocali dei Bee Gees». Forse per questo ha una mentalità«crossover» che oggi in Italia è ancora difficile da accettare.

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