Bazoli sicuro: «Le alleanze? C’è un’attesa impaziente»

Il presidente di Intesa critica la legge sul risparmio, che «va corretta in profondità»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Il processo di concentrazione per i maggiori istituti bancari del Paese deve ripartire. Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, e lo ha ripetuto anche il principale azionista dell’istituto di Via Nazionale, Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa. «Io sono certo che le opportunità di questo momento saranno colte dalle nostre banche perché queste si presentano oggi nelle migliori condizioni per affrontare una nuova fase di crescita, a livello sia domestico sia internazionale», ha detto Bazoli nel suo intervento all’assemblea della banca centrale.
Le integrazioni, quindi, sono una priorità perché i bilanci degli istituti di credito sono solidi e perché il clima è «più favorevole» in quanto non sono solo Bankitalia e il mercato a credere in questa opportunità, ma anche le «autorità politiche e l’opinione pubblica». «Un’attesa quasi impaziente» di novità, secondo Bazoli, che ha ricordato l’importanza della fusione transfrontaliera tra Unicredit e la tedesca Hvb. Un’attesa non neutrale considerato che Banca Intesa di recente ha guardato con interesse a Capitalia.
Ma c’è di più. In primo luogo, un richiamo all’importanza del sistema bancario per un tessuto industriale in perenne crisi di competitività. «Il legame tra sistema del credito e quello delle imprese - ha aggiunto - risulta oggi rafforzato dall’esito positivo di molteplici operazioni finanziarie organizzate dalle banche a sostegno di aziende industriali». Non solo il salvataggio di Fiat con un prestito da 3 miliardi di euro convertito in azioni, ma un «supporto decisivo per il consolidamento e il rilancio di una miriade di imprese medie e piccole», ha chiosato il Professore.
Ribaditi questi concetti (ossia la forza di un organismo, quello delle banche italiane, che rivendica la propria autonomia decisionale), Bazoli ha elencato una serie di priorità con il quale in primis Draghi e soprattutto il nuovo governo Prodi dovranno confrontarsi. A partire dalla legge sul risparmio che «presenta, su vari punti, soluzioni inappropriate (anche per alcune infelici intromissioni nella normativa societaria) tali da esigere non marginali interventi correttivi». I punti sui quali il Professore è stato critico nei mesi scorso sono: voto segreto nelle assemblee, voto di lista per il cda e designazione di almeno un consigliere in rappresentanza delle minoranze. L’altro punto caldo è la natura di «istituto di diritto pubblico» che la nuova legge ha assegnato a Bankitalia con il Tesoro che dovrebbe acquisire le quote dai soci bancari. «La nuova normativa dovrà rispettare i diritti delle banche azioniste affinché la cessione stessa non si configuri come un esproprio senza indennizzo». Insomma, divieto di colpi di mano.


In ultima istanza, Bazoli ha assunto un atteggiamento censorio nei confronti del passato governatore sottolineando come l’ostilità alle Opa di Abn Amro e Bbva su Antonveneta e Bnl e i successivi benestare a Bpi e a Unipol abbiano rappresentato un vulnus. Di qui il plauso a Draghi, governatore che riporta Bankitalia alle sue migliori tradizioni. Un intervento deciso, quindi, che ha restituito alla platea finanziaria un Bazoli ancor più battagliero.

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