Attenzione alla sindrome cardio-reno-metabolica: cos'è e perché è importante intervenire tempestivamente

Un pericoloso effetto domino. Se circolazione e metabolismo non lavorano in modo corretto c'è il rischio di incorrere in infarto e malattia renale cronica: una vera e propria sindrome

Attenzione alla sindrome cardio-reno-metabolica: cos'è e perché è importante intervenire tempestivamente
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Talvolta diverse condizioni "anomale" del nostro organismo possono portare a delle condizioni patologiche da non sottovalutare; una fra queste è la Sindrome cardio-reno-metabolica (o Sindrome cardionefrometabolica) capace di generare un pericoloso effetto domino nei pazienti. Riconoscere questo stato e intervenire tempestivamente è fondamentale, ecco perché di recente l'argomento è stato affrontato in un documento intitolato Viaggio nelle cronicità.

Cos'è la Sindrome cardio-reno-metabolica, e perché preoccupa così tanto i medici? Si tratta della summa di varie condizioni presenti nel nostro organismo, relazioni che spesso possono rivelarsi pericolose per la nostra salute. L'American Heart Association (AHA) definisce questa sindrome come un disordine sistemico in cui interagiscono metabolismo, malattia renale cronica e sistema cardiovascolare. Tre stati già abbastanza rischiosi presi singolarmente, ma che in questo caso creando delle relazioni fino a causare disfunzioni multiorgano che fanno salire la mortalità.

L'origine di tutto, spiegano i medici, risiede in un importante sovrappeso e nell'accumulo di tessuto adiposo, specialmente sull'addome. Questo si traduce in una disfunzione metabolica. Vengono prodotte adipochine (molecole sintetizzate e secrete dal tessuto adiposo) che provocano un'azione pro-infiammatoria e pro-ossidativa che vanno a danneggiare i vari tessuti, da quelli renali a quelli cardiaci. Può anche manifestarsi insulino-resistenza e steatosi epatica. Purtoppo si tratta di una reazione a catena che, alle lunghe, porta a aterosclerosi coronarica subclinica, quindi a danno del miocardio, con possibile infarto, fino alla patologia renale (in questo caso parlaimo di insufficienza renale). L'esito finale è la disabilità, e poi la morte del paziente.

La medicina ha suddiviso questa sindrome in diversi stadi. A seconda dello stadio, cambia l'approccio terapeutico.

  1. Stadio 1. Accumulo di adiposità in eccesso;

  2. Stadio 2. Entrata in scena di fattori di rischio (metabolico e renale);

  3. Stadio 3. Malattia cardiovascolare subclinica con altri fattori di rischio per la sindrome cardio-reno-metabolica, o rischio insufficienza renale cronica, o rischio malattia cardiovascolare a 10 anni elavato;

  4. Stadio 4. Malattia cardiovascolare clinica unita a fattori di rischio per la sindrome.

Dal momento che la sindrome trae origine da una relazione fra fattori e patologie, intervenire al più presto è più che mai fondamentale. Basta infatti una di queste malattie per poter rischiare che ne insorga un'altra. Da tenere d'occhio sono diabete, insufficienza renale e scompensi cardiaci, che non possono essere considerati separatamente. Il pericolo che si inneschi una reazione a catena è sempre dietro l'angolo. Ecco perché la soluzione sembra essere l'approccio olistico al paziente e il dialogo interdisciplinare.

"È fondamentale agire tempestivamente per garantire una gestione terapeutica efficace e sostenibile di queste patologie, al fine di migliorare la

qualità della vita dei pazienti e ridurre il carico sul sistema sanitario", ha dichiarato a Repubblica il professor Loreto Gesualdo, presidente delle Società medico-scientifiche italiane (FISM).

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