70,5 milioni di dollari per un attico affacciato sul Central Park a Manhattan, con i suoi alberi e grandi spazi verdi. Tanto è arrivata a costare una casa dal panorama privilegiato nei piani altissimi di un grattacielo newyorkese. Lontano dai prezzi stratosferici della Grande Mela, la bella vista dalla stanza di un albergo o dalla casa dei sogni può comunque avere un costo supplementare elevato, soprattutto quando è un’eccezione esclusiva.
Spesso contesa a suon di mance o richieste imploranti perfino al ristorante per ottenere il tavolo da cui godere del miglior panorama, la vista vale. Eppure il suo valore immateriale, benefico e curativo per lo spirito, benché conosciuto, non era ancor stato scientificamente provato con l’uso di formule pratiche.
E la buona notizia è che l’influenza positiva della bella vista (e più in generale della presenza di spazi verdi) sulla psiche si può calcolare anche da casa, approssimativamnete, senza ricorrere a complessi algoritmi.
Basta applicare la ricetta del “3, 30, 300” ideata per valutare l’anima green delle grandi città dal professore onorario della facoltà di silvicoltura dell’Università canadese del British Columbia, Cecil Konijnendijk Van Den Bosch che si definisce un “silvicoltore urbano”.
Affacciatevi alla finestra della vostra dimora. Vedete almeno 3 alberi (di dimensioni accettabili non più lontani di 15 metri)? Vivete in un’area coperta per il 30% da vegetazione e avete un parco non oltre i 300 metri di distanza? Se la riposta è sì allora risiedete nella casa dalla vista e posizione ideale. (E siete fortunatissimi).
Avete assicurata la vostra dose quotidiana di natura. E con essa (secondo i risultati di uno studio scientifico condotto in Spagna) vi siete guadagnati la razione di benessere necessaria per mantenere la salute mentale. È stato l’Istituito di Salute Global di Barcellona (IGSglobal) a fornire l’evidenza scientifica dell’influenza benefica di un bel panorama con vegetazione, applicando alla sua indagine la stessa regola del professore danese.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Research, ha analizzato un campione di 3145 persone di Barcellona di un’età compresa tra i 15 e i 97 anni che avevano partecipato tra il 2016 e il 2017 ad un’inchiesta patrocinata dall’Agenzia della Salute pubblica di Barcellona, volta a rilevare il loro stato di salute mentale. Gli indirizzi dei partecipanti, all’epoca dello studio geocodificati, sono stati usati per la valutazione dell’esposizione agli spazi verdi dei residenti attraverso questionari ed interviste, con l’aiuto di enti come L’Agenzia Europea per l’Ambiente o l’Istituto Cartografico e Geologico della Catalogna che ha fornito, tra le altre informazioni, anche il numero degli alberi presenti nelle varie aree.
Incrociando i risultati è stato confermato che chi è molto lontano dalla formula ideale postulata del professor Cecil, è anche quello che soffre maggiormente di disturbi psicofisici. Per contro è risultato evidente che chi si trova in una situazione ambientale vicina a quella della regola del 3, 30,300 gode di una migliore salute mentale e fa un uso molto limitato di medicine e tranquillanti con nessuna visita presso psicologi o psichiatri. Ma il quadro che ne esce non è idilliaco.
E se il 62,1 % ha uno spazio verde importante intorno a sé e il 43 % ha alberi a 15 metri da casa, solo l’8,7 per cento vive in una zona sufficientemente verde e un risicato e fortunato 4,7% sul campione dei 3145 vede perfettamente applicata la regola degli spazi green, mentre il 23 % non risponde positivamente a nessuno dei 3 quesiti alla base della ricetta ideale per mantenere una buona salute mentale. Rispettare la formula 3, 30, 300 può essere difficile nelle città densamente popolate.
In realtà la ricetta descrive una situazione ideale, adatta a misurare il grado di salute delle aree urbane con l’intento di migliorarle, correggerle e progettarle per renderle più sane. Perché la vegetazione, oltre ad avere un impatto positivo sulla salute psichica e fisica e la speranza di vita dei cittadini, aiuta a mitigare le alte temperature estive tipiche dei luoghi caratterizzati da una massiccia presenza di cemento, riducendo l’effetto del riscaldamento, mitigando l’inquinamento acustico e migliorando la qualità dell’aria. La studiosa Eveline Pereira, che ha partecipato al lavoro di ricerca, dichiara al quotidiano El Pais che Barcellona, luogo della ricerca scientifica (con i suoi 584 ettari di parchi urbani, 242.000 alberi e i 1,156 ettari di verde) sembrerebbe una città green ma in realtà la vegetazione sarebbe poco ben distribuita.
E suggerisce una soluzione: “Non si possono eradicare gli edifici però
si può togliere l’asfalto, piantando altri alberi. Alberi per tutti”. Perché anche chi non può affrontare spostamenti importanti verso aree rurali, possa iniziare a vivere in una città più verde e più sana e felice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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