Attività sessuale dopo un infarto: ecco tutto quello che sappiamo

La salute del cuore influisce sull'attività sessuale dei pazienti? Le risposte arrivano da una ricerca della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise)

Attività sessuale dopo un infarto: ecco tutto quello che sappiamo
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L'infarto è grave evento cardiovascolare che ogni anno colpisce circa 120.000 persone, spesso con esito letale. Sopravvivere a questa condizione comporta dover riprendere pian piano familiarità con la propria vita, e in certi casi anche riadattarsi, a seconda delle conseguenze riportate. A risentire del danno cardiaco subito è anche l'attività sessuale di un individuo, che ovviamente risente delle condizioni di salute.

Il sesso viene considerato come un'attività rischiosa nel post-infarto, tanto che in molti tendono ad evitarlo, rinunciando a una sfera importante di sé. Effettivamente l'attacco di cuore, con tutto ciò che comporta, incide pesantemente anche su questo aspetto, e lo fa dal punto di vista psicologico (paura di avere una ricaduta durante o dopo l'atto sessuale), iatrogeno (causato dai farmaci, che possono ridurre il desiderio sessuale o la funzionalità erettile) e organico (dei danni alle arterie a livello della sfera genitale possono incidere sulla funzionalità dell'organo sessuale).

Detto ciò, è davvero rischioso fare sesso dopo essere stati colpiti da infarto? I medici della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise) hanno provato a dare delle risposte, intervenendo durante una delle giornate del 45esimo congresso nazionale tenutosi a Milano."Il 78% dei pazienti con problemi cardiaci, o dopo un infarto, o che ha subito un intervento, ha bisogno di informazioni sull'argomento e alla fine solo il 5% le ottiene con conseguenze non solo sulla vita sessuale, ma sulla qualità della vita in generale", hanno spiegato i relatori, come riportato dalle agenzie di stampa.

È stato citato uno studio, presentato all'American Heath Association, in cui sono stati esaminati casi di 135 persone di età media intorno ai 65 anni. Fra questi, il 47% soffriva di pressione alta, il 36% aveva avuto un infarto, il 30% era affetto da fibrillazione atriale e il 24% da insufficienza cardiaca. Nel corso della ricerca, il 76% dei partecipanti ha espresso difficoltà a portare avanti la propria vita sessuale a causa delle condizioni di salute. A soffrirne maggiormente sarebbero gli uomini, ben il 65%.

"Una malattia o un intervento cardiaco, pur potendo in alcuni casi avere un impatto sulla vita sessuale dei pazienti, non può e non deve precluderla. Bisogna dunque parlarne apertamente con il proprio medico, il quale può fornire indicazioni utili per un tempestivo e pieno ritorno a una vita sessuale soddisfacente", ha dichiarato Francesco Saia, presidente Gise e cardiologo interventista all'Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna. "Questa ricerca indica chiaramente che c'è un problema di comunicazione tra il medico e paziente, e dimostra che un numero considerevolmente alto di pazienti con malattie cardiache o che hanno subito interventi cardiaci, riporta problemi correlati alla salute sessuale e ha spesso bisogno di informazioni affidabili sull'argomento, ma non riceve le risposte di cui ha bisogno. È una lacuna che esiste anche nel nostro Paese e che abbiamo il dovere di colmare, in primo luogo nei pazienti che hanno avuto un infarto e che, in molti casi, possono tornare a una vita sessuale normale o comunque accettabile", ha aggiunto.

Il

consiglio, dunque, è non avere timore di parlare con il proprio medico. Nel post-infarto è importante riprendere la propria vita, ed esistono soluzioni che permettono anche di recuperare l'attività sessuale.

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