Dati alla mano è una delle cause più comuni di morte e disabilità nei Paesi sviluppati. Stiamo parlando dell'insufficienza cardiaca, ovvero una condizione progressiva caratterizzata dall'incapacità del cuore di pompare la giusta quantità di sangue al fine di soddisfare le esigenze dell'organismo. La minore forza contrattile dell'organo si traduce, così, in una riduzione del volume di eiezione ventricolare e della gittata cardiaca. A soffrire sono poi i tessuti periferici ai quali vengono a mancare nutrimenti e ossigeno. Esistono due tipologie di insufficienza cardiaca:
- Frazione di eiezione ridotta. Il ventricolo sinistro non si contrae in maniera adeguata quando pompa il sangue verso l'esterno. Ciò è dovuto essenzialmente ad una malattia coronarica. La somministrazione di alcuni farmaci specifici è in grado di migliorare la prognosi;
- Frazione di eiezione conservata. Il ventricolo sinistro non si rilascia dopo la contrazione a causa di fattori di rischio purtroppo non noti. Poiché il trattamento è limitato, la prevenzione è indispensabile.
Le cause dell'insufficienza cardiaca
Quasi sempre l'insufficienza cardiaca è l'esito di una serie di cause che si sovrappongono. Al suo sviluppo possono contribuire una serie di fattori tra cui:
- le malattie coronariche;
- le cardiomiopatie;
- le aritmie cardiache;
- le patologie valvolari;
- le anomalie cardiache congenite;
- l'ipertensione arteriosa;
- la miocardite;
- l'infarto del miocardio;
- l'ipotiroidismo e l'ipertiroidismo;
- il diabete;
- il lupus eritematoso sistemico;
- l'enfisema polmonare;
- l'anemia grave.
Recentemente gli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health hanno scoperto che il fumo di sigaretta è associato a un rischio raddoppiato di sviluppare insufficienza cardiaca. Per lo studio pubblicato su Journal of American College of Cardiology, i ricercatori hanno analizzato i risultati di un'indagine record che ha coinvolto ben 9.345 individui residenti in quattro comunità statunitensi.
I sintomi dell'insufficienza cardiaca
In generale l'insufficienza cardiaca si manifesta con estrema stanchezza, dispnea e gonfiore alle caviglie. Il paziente può perdere peso e soffrire, altresì, di tachicardia e tosse persistente. Bisogna poi distinguere i sintomi acuti e quelli cronici. Tra i primi rientrano:
- il dolore toracico;
- la ritenzione dei liquidi;
- la grave mancanza di respiro.
Sono sintomi cronici:
- l'affanno;
- il gonfiore addominale;
- la mancanza di appetito;
- la nausea;
- la difficoltà di concentrazione.
Purtroppo le complicazioni sono frequenti e la loro gravità dipende dall'età e dalle condizioni generali di salute. L'insufficienza cardiaca può portare a valvulopatie, ictus, infarto, danni epatici e renali.
La connessione tra l'insufficienza cardiaca e la solitudine
Gli scienziati dell'American College of Cardiology hanno dimostrato che l'isolamento sociale e la solitudine sono condizioni associate a rischi maggiori di soffrire di insufficienza cardiaca. Tale probabilità aumenta se il soggetto si sente solo anche se, oggettivamente, non vive questa realtà. Lo studio, guidato dal dottor Jihui Zhang, è stato pubblicato su JACC: Heart Failure. La disconnessione sociale può essere classificata in due componenti diverse, ma connesse. Da una parte l'isolamento sociale e dall'altra la solitudine.
L'isolamento sociale consiste nell'essere concretamente soli o nell'avere una rete di contatti non soddisfacente. La solitudine, invece, è una sensazione dolorosa causata da un livello effettivo di interazione inferiore a quanto ci si aspetta. Per l'indagine i ricercatori hanno esaminato i dati dello studio UK Biobank che ha seguito per dodici anni i risultati sulla salute della popolazione (400mila adulti di mezza età e anziani) e ha altresì valutato i fattori psicosociali come l'isolamento e la solitudine attraverso questionari auto-riportati.
I risultati dello studio
Il team è giunto alla conclusione che sia l'isolamento sociale che la solitudine hanno aumentato la possibilità di ospedalizzazione e di morte per insufficienza cardiaca dal 15% al 20%. Tuttavia ha anche scoperto che l'isolamento sociale era solo un fattore di rischio quando era presente la solitudine. Dunque il sentirsi soli è molto più importante dell'esserlo oggettivamente. Tali condizioni erano spesso associate a particolari condizioni di salute e comportamenti (obesità, fumo di sigaretta).
La solitudine è probabilmente un fattore di stress psicologico più forte dell'isolamento sociale poiché è comune ad individui ostili e con relazioni problematiche.
Secondo Zhang i risultati di questa ricerca hanno rimarcato la necessità di ideare strumenti efficaci per lo screening dell'isolamento sociale e della solitudine nelle cure cliniche di routine. Fondamentale, poi, l'affiancamento degli stessi ad un supporto psicologico. Il prossimo passo degli scienziati sarà quello di valutare la connessione fra queste condizioni e altre patologie, incluso il diabete di tipo 2.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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