Gli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health hanno scoperto che il fumo di sigaretta è associato a un rischio raddoppiato di sviluppare insufficienza cardiaca, in particolare di due sottotipi della stessa: la frazione di eiezione ridotta e la frazione di eiezione conservata. Per lo studio, pubblicato sul Journal of American College of Cardiology, i ricercatori hanno analizzato i risultati di un'indagine record di lunga data che ha coinvolto 9.345 individui residenti in quattro comunità statunitensi. Dalla stessa è emerso che, per coloro che avevano smesso di fumare, la possibilità di soffrire di entrambi i tipi di insufficienza cardiaca era comunque maggiore.
L'insufficienza cardiaca è una condizione progressiva caratterizzata dalla perdita della capacità del cuore di pompare la giusta quantità di sangue per soddisfare le esigenze dell'organismo. È una delle cause più comuni di morte e disabilità nei Paesi sviluppati. Oltre al fumo di sigaretta, altri fattori di rischio per questa condizione includono l'obesità, l'ipertensione, il diabete, la malattia coronarica e l'età avanzata. Esistono due tipologie di insufficienza cardiaca.
- Frazione di eiezione ridotta: il ventricolo sinistro non è in grado di contrarsi in maniera adeguata quando pompa il sangue verso l'esterno. Tale condizione è strettamente legata alla malattia coronarica. Il trattamento consiste nella somministrazione di alcuni farmaci che migliorano la prognosi
- Frazione di eiezione conservata: il ventricolo sinistro non riesce a rilassarsi sufficientemente dopo la contrazione. I fattori di rischio non sono noti con chiarezza. Poiché il trattamento è molto limitato, la prevenzione si rivela fondamentale
I ricercatori hanno valutato le cartelle cliniche dei partecipanti allo studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) lanciato nel 1987 e che ha visto protagonisti adulti di mezza età e anziani in tutti gli Stati Uniti. L'analisi del nuovo approfondimento ha incluso i dati di quattro comunità nel Maryland, North Carolina, Mississippi e si è concentrata su 9.345 partecipanti ARIC di età compresa tra 61 e 81 anni con nessuna diagnosi di insufficienza cardiaca all'inizio del 2005.
Nel corso del follow-up mediano di 13 anni ci sono sono stati 1.215 casi di insufficienza cardiaca, di cui 492 casi di frazione di eiezione ridotta e 555 casi di frazione di eiezione conservata. Dall'indagine è emerso che ai fumatori del gruppo sono stati diagnosticati i due sottotipi di insufficienza cardiaca con tassi più elevati rispetto ai non fumatori. Il legame con il fumo di sigaretta ha anche mostrato una relazione "dose-risposta": più sigarette al giorno e più anni di fumo erano associati a una probabilità più elevata di insufficienza cardiaca.
«Questi risultati - afferma Kunihiro Matsushita autore senior dello studio e professore associato del Dipartimento di Epidemiologia della Bloomberg School - sottolineano l'importanza di scoraggiare il fumo di
sigaretta specialmente fra i giovani aduti. Speriamo che tale analisi possa spronare gli attuali fumatori a smettere quanto prima poiché, come si è visto, i danni del fumo possono durare fino a tre decenni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.