L'inquinamento ambientale in gravidanza danneggia il nascituro

Due ricerche mostrano gli effetti delle polveri sottili durante la gestazione: parti prematuri per le mamme e ritardi dello sviluppo motorio e della coordinazione nei bambini

L'inquinamento ambientale in gravidanza danneggia il nascituro

Che l'inquinamento ambientale sia nocivo per la salute è ampiamente noto.

Oggi però si sospetta che possa portare a una riduzione dell'età gestazionale alla nascita e addirittura aumentare il rischio di parto cesareo di urgenza nelle donne in gravidanza.

Un recente studio effettuato su un campione di circa 130 donne alla dodicesima settimana di gestazione pare confermare e precisare questa allarmante notizia.

La ricerca ha misurato i livelli di proteina Pcsk9, responsabile della regolazione del cosidetto colesterolo cattivo (Ldl). La notizia è che l'esposizione al particolato Pm2,5 si associa ad un aumento del livello circolante di questa proteina.

La stessa ricerca dimostrerebbe, inoltre, che l'età gestionale alla nascita si riduce di circa una settimana per ogni incremento pari a 100ng/ml dei livelli circolanti della stessa proteina. L'importante studio è stato coordinato dalla dottoressa Chiara Macchi, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell'Università degli Studi di Milano e membro del gruppo di ricerca coordinato dai dottori Alberto Corsini e Massimo Ruscica dello stesso Dipartimento universitario milanese. Tale ricerca è stata pubblicata su Environment International e ha ricevuto una borsa di studio nell'ambito del Prix Galien Italian 2022.

Ma le cattive notizie, come i carabinieri delle barzellette, viaggiano sempre in coppia.

Lo studio a Taiwan

Un altro studio pubblicato su Developmental Medicine and Child Neurology ci avverte infatti che l'esposizione al PM25 ambientale è significativamente correlata al ritardo nello sviluppo motorio fine e grossolano e a quello dell'ambito personale e sociale dei bambini. Per "sviluppo motorio grossolano" si intende camminare, correre, saltare, rimanere in equilibrio con uno o due piedi etc; con l'espressione "sviluppo motorio fine" ci si riferisce sostanzialmente all'abilità di coordinazione occhio-mano, alle abilità manuali e a quelle grafomotorie.

Vediamo i passi più significativi dell'articolo: "Nell'analisi sono stati inclusi quasi 18.000 bambini che non presentavano malformazioni congenite. Gli esperti hanno osservato che una maggiore esposizione al Pm 2,5 durante il secondo trimestre di gravidanza è risultato associata ad un aumento del rischio di ritardi nelle tappe dello sviluppo neurologico motorio grossolano. È stato anche riscontrato un ritardo dello sviluppo motorio fine e dell'ambito delle abilità personali e sociali in correlazione all'esposizione a Pm 2,5 nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza..."

Pur essendo necessari ulteriori studi di conferma e di approfondimento i ricercatori concludono: "Dai nostri risultati appare evidente che la protezione dei bambini dall'inquinamento ambientale deve iniziare prima ancora della nascita".

Le conferme dell'epigenetica

Del resto, la scienza che studia le relazioni tra danni fetali e sostanze chimiche inquinanti, l'epigenetica, si è sviluppata a partire dalla fine dell'Ottocento, proprio sulla base dell'osservazione di un aumento esponenziale dei casi di obesità infantile, autismo, malattie autoimmuni e allergie infantili.

"Il periodo più sensibile per i danni epigenetici- conferma la dottoressa Simona Nava (che ha appena pubblicato il libro 1000 giorni di vita dal concepimento, Eifis Editore pag. 80) - sono, appunto, i primi mille giorni di vita, quelli che trascorrono dal giorno del concepimento al compimento del secondo compleanno. In questo periodo ogni stimolo stressogeno può comportare conseguenze dannose sul futuro sviluppo dell'individuo, soprattutto in quello nervoso e immunitario. L'inquinamento ambientale non causa quasi mai malformazioni visibili alla nascita, come può fare il virus della rosolia e la carenza di acido folico, ma determina un disturbo della programmazione cellulare fetale, facendo nascere un bambino con un sistema psico-neuro-endocrino-immunologico alterato e, quindi, predisposto al mal funzionamento".

La dottoressa ci ricorda che le fonti di disturbo maggiori per il feto, derivano da:

  • fumo e alcool (della madre, si intende!).
  • disturbatori endocrini e campi elettromagnetici, sui quali non ci possiamo soffermare ma che meriterebbero di essere approfonditi in altra sede.
  • metalli pesanti, polveri sottili e pesticidi (pollution), di cui si è parlato fin qui.

L'effetto di queste sostanze può comportare aborti spontanei e nascita di bambini pretermine e di basso peso. Ce ne sarebbe abbastanza ma vogliamo dar conto di un ulteriore ricerca finanziata dal Ministero della Salute e coordinata dal Dott. Luigi Montano con il gruppo di ricerca EcoFoodFertility sui giovani provenienti da varie località d'Italia ad alto rischio ambientale (Brescia, Frosinone, Terra dei Fuochi). In questo studio denominato FAST (Fertilità, Ambiente, Alimentazione, Stili di Vita) si dimostra che lo stato del liquido seminale in giovani uomini viene ampiamente compromesso dall'esposizione ad inquinanti ambientali e metalli pesanti.

Tra i gruppi in studio, i giovani provenienti dalla Terra dei Fuochi, erano quelli con i danni maggiori alla loro fertilità, ma il ricercatore ci vuole mandare un messaggio di speranza proprio in quel gruppo: avendolo diviso in due sottogruppi, ha lasciato ad uno la dieta abituale e ha imposto al secondo una rigorosa dieta mediterranea, basata su prodotti di agricoltura naturale e priva di sostanze chimiche. Il risultato è stato confortante perchè ha dimostrato, una volta di più, che una dieta ricca di sostanze antiossidanti ha corretto i danni determinati dall'inquinamento.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica