La sindrome del colon irritabile o IBS, dall'inglese "Irritable Bowel Disease", è un insieme di disturbi intestinali cronici che interessano appunto il colon, ovvero l'ultimo tratto dell'intestino crasso. L'intestino, uno degli organi più estesi del corpo, è una porzione dell'apparato digerente e si divide in intestino tenue ed intestino crasso. Nel primo si completa la digestione degli alimenti iniziata nello stomaco e si assorbono i prodotti della stessa. Nel secondo, invece, si accumulano i residui del processo digestivo che vengono successivamente smaltiti.
Dati alla mano, la colite spastica (altro nome della problematica) colpisce il 15-20% della popolazione, in particolare donne di età compresa fra i 20 e i 30 anni. Nel sesso femminile, infatti, si registra il doppio delle diagnosi. Nonostante la sintomatologia molto fastidiosa, la sindrome del colon irritabile non è un disturbo grave e non può in alcun modo essere paragonato ad altre patologie infiammatorie intestinali come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Queste ultime non solo alterano la normale anatomia intestinale, ma predispongono altresì al tanto temuto cancro dell'intestino.
Le cause e i fattori di rischio della sindrome del colon irritabile
Attualmente le cause della sindrome del colon irritabile sono sconosciute. Basandosi sulla definizione di intestino quale secondo cervello, molti scienziati sono giunti alla conclusione che il disturbo è l'esito di un'anomala comunicazione tra encefalo, muscoli intestinali e fibre nervose innervanti l'organo. Ulteriori studi hanno svelato che i sintomi si scatenano in seguito all'attivazione dei cosiddetti "triggers", ovvero condizioni peculiari come lo stress psicofisico intenso, le malattie infettive del tratto gastrointestinale e l'assunzione di particolari alimenti.
Se l'ansia e la depressione hanno un ruolo chiave nella comparsa della sintomatologia, non si deve dimenticare l'influenza delle alterazioni ormonali soprattutto durante il periodo mestruale. Attenzione, infine, ad alcuni fattori di rischio: iperalgesia viscerale (aumento patologico della sensibilità al dolore dei visceri addominali), squilibri dei neurotrasmettitori, movimenti anomali dell'intestino, sindrome da proliferazione batterica intestinale, precedente gastroenterite di origine virale o batterica.
I sintomi della sindrome del colon irritabile
Le manifestazioni della sindrome del colon irritabile variano da persona a persona. In linea di massima si può affermare che esiste un'alternanza fra periodi di benessere e momenti in cui i sintomi compaiono in maniera più o meno intensa. Tra questi rientrano:
- Dolori e crampi addominali che si attenuano con la defecazione;
- Stipsi o diarrea;
- Distensione addominale;
- Presenza di muco nelle feci;
- Meteorismo;
- Urgenza di evacuare dopo i pasti;
- Sensazione di incompleto svuotamento intestinale dopo la defecazione;
- Mal di schiena;
- Ansia e depressione;
- Problemi urinari;
- Dispareunia.
Da tempo è appurato che l'ingestione di determinati alimenti peggiora la sintomatologia. Nel 2006 gli scienziati Peter Gibson e Susan Sheperd della Monash University di Melbourne hanno ideato la dieta FODMAP. Si tratta di un regime alimentare che elimina per poi reintrodurre in maniera graduale i carboidrati. Sono invece consigliati i legumi (lenticchie, fave, fagioli, ceci), la verdura (asparagi, cicoria, carciofi, cavolo cappuccio), la frutta (uva, pere, mele, prugne, banane acerbe o molto mature), il latte e i latticini, i dolcificanti (sorbitolo, fruttosio), il tè e il caffè.
La sindrome del colon irritabile e la diversità batterica
Gli scienziati dell'American Society for Microbiology e della Korea University College of Medicine di Seul hanno scoperto che le persone con sindrome del colon irritabile presentano nell'intestino una minore diversità batterica rispetto agli individui sani. Lo studio, condotto da Jung Ok Shim professore di gastroenterologia pediatrica, epatologia e nutrizione, è stato pubblicato su Microbiology Spectrum. In condizioni normali l'intestino umano è popolato da più di diecimila specie di microrganismi. L'alterazione di questo microbioma può innescare sintomi quali gonfiore, dolore addominale e diarrea.
Precedenti indagini sui batteri intestinali di pazienti con colite spastica si sono rivelate insoddisfacenti a causa delle piccole dimensioni dei campioni e della mancanza di metodi analitici coerenti. Questa volta il team ha combinato il proprio set di dati con quello di 9 set includenti 576 soggetti con sindrome del colon irritabile e 487 persone sane. I ricercatori sono giunti alla conclusione che negli individui con IBS la comunità batterica intestinale è meno diversificata. Nei pazienti sani vi erano ben 21 specie batteriche in più.
Nonostante gli scienzati abbiano dimostrato che il microbiota intestinale alterato è associato alla colite spastica, non si è ancora sicuri che tale relazione sia casuale. Conclude Jung Ok Shim: «Sulla base degli studi epidemiologici degli individui con IBS, l'alterazione della comunità batterica è stata proposta come una delle possibili cause del disturbo.
La gastroenterite batterica acuta, ad esempio, può provocare infiammazione cronica, asintomatica e di basso grado della parete intestinale sufficiente ad alterare la funzione delle cellule epiteliali e neuromuscolari. Sono ora necessari ulteriori studi funzionali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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