Caro Roberto Benigni, mi riferisco alle chiassose polemiche provocate dalla tua partecipazione al programma di Fabio Fazio Vieni via con me. La mia domanda di fondo è: caro Roberto, mio idolo e Nobel personale, ma chi te lo fa fare?
Tu conosci la stima e la considerazione che ho per te. Scrivendolo qui spero di darti una prova lampante della mia affettuosa sincerità (anche disinteressata, e non è un particolare secondario - come cercherò di spiegarti). La mia stima, infatti, non è condivisa da molti lettori del Giornale e da molti cari colleghi. Ho incassato molte obiezioni infatti quando ho scritto - per primo, poi c’è sempre chi si accoda - che ti consideravo degno del premio Nobel, assai più, comunque, di un qualsiasi Dario Fo, grazie - non solo - alla colossale operazione culturale e di divulgazione popolare che hai fatto con le letture della Divina Commedia. Ricorderai che sono venuto cinque volte - cinque - a vederti e ogni volta, davanti alla straordinaria interpretazione dei versi dedicati a Paolo e Francesca, mi commuovevo come un adolescente, fino alle lacrime. Le ultime volte, quando venivo a salutarti in camerino, mi dicevi con ironia: «Ancora qui?». E puntualmente ti rispondevo: «Ogni volta il tuo Dante mi sembra più sublime».
Oggi, se davanti a questo articolo, tu mi dicessi: «Ancora tu!», ti risponderei, e mille volte, non cinque, ti risponderei ciò che desidero adesso scriverti, pubblicamente: ma è possibile che tu non ti renda conto di come e quanto tu sia strumentalizzato per questa impura operazione di aggressività politica, non televisiva? Conosco la tua, illimitata, generosità verso gli amici e l’impulsività della tua capacità creativa, artistica. Ma vuoi renderti conto, o no, che sei tirato per la giacchetta da quanti usano il tuo nome e intingono pane e biscotti, per loro esclusiva e anche volgarissima convenienza, nel sugo della tua celebrità?
Questa è un’operazione politica di brutta origine, non è professionale e non vedo il contributo della tua arte. Se fosse un’operazione professionale e artistica, se ci fossero puri intenti di divulgazione culturale a livello popolare, il programma dovrebbe nascere ed essere accolto su Raiuno - per il budget spropositato per la terza rete e per gli ospiti di gran nome (perfino Celentano, di solito inconquistabile) che dovrebbero apparirvi. Invece, no: l’intento è politico, malamente politico: un premeditato e articolato attacco a Berlusconi. Ma tu, mio Nobel privato, cos’hai da condividere con Fazio, che gioca come sempre, magistralmente, di sponda - pro domo sua? O con Saviano, questo scrittore di assoluta normalità, che però frigna ossessivamente come guerriero (autoqualificato), in presunto e costante pericolo di vita, un biglietto da visita indisponente per il comune sentire, perché c’è chi la vita, per il bene di noi tutti e non per il successo personale, la rischia veramente o, peggio, l’ha già sacrificata? Cos’hai da spartire, Roberto, con l’accozzaglia di tanti tumultuanti che vogliono appiccicarti la bardatura e il guinzaglio utili - per loro! - a proporti come un’icona di fazioni confusamente sinistreggianti? Non ascolti i consigli di chi ti vuole bene senza filtri, di tua moglie, ad esempio, in primo luogo? E cosa ti ha detto il tuo agente, scaltro più di tutti messi insieme? E la tua addetta stampa, Cristiana Caimmi, intelligentissima specialista per la comunicazione?
Non sarò certo io a convincerti a fare un passo indietro. Io sono solo uno tra i milioni dei tuoi ammiratori, che vorrebbero considerarti un’icona della fantasia e dell’arte, stimabile, come hai saputo affermarti, nel mondo intero con la tua mente libera, l’estro incondizionabile. Non come un pupo che si lasci intruppare nella trappola di poco credibili pupari. Credimi, Roberto: ti scriverei le stesse cose, se ti trascinassero in un premeditato agguato a Prodi o a D’Alema, o a chiunque altro.
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