Benvenuti nella "Grande Brera". Il sogno si è avverato dopo 52 anni

A Milano apre Palazzo Citterio, che allarga gli spazi della Pinacoteca e ospita le opere del '900: Boccioni, Carrà, Modigliani, Morandi...

Benvenuti nella "Grande Brera". Il sogno si è avverato dopo 52 anni
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Con l'apertura di Palazzo Citterio a Milano nasce finalmente la Grande Brera. «Ci siamo arrivati», ha detto il direttore Angelo Crespi, visibilmente emozionato, e a dirla tutta lo siamo anche noi, ché questa è la «prima della Prima (della Scala)» che si attendeva da 52 anni. Questa mattina inaugurazione ufficiale con il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il sindaco di Milano Beppe Sala. E da domani tutti (previa prenotazione, ma solo il pomeriggio da giovedì a domenica), potranno visitare il museo che, insieme alla Pinacoteca, alla Braidense, all'Orto Botanico, all'Osservatorio Astronomico, forma la «Grande Brera».

Mini-cronistoria per capire il senso di questa apertura: quando, nel 1972, lo Stato acquisisce il settecentesco Palazzo Fürstenberg, detto poi Citterio, a soli due civici di distanza dalla Pinacoteca di Brera, è l'allora visionario direttore del museo Franco Russoli a formulare l'idea di una «Grande Brera» per ospitare le collezioni del Novecento e quelle a venire. Sarebbe noioso elencare qui scelte successive errate, incaponimenti vari delle sovrintendenze di turno e altro ancora, tutto materiale buono ad alimentare la «maledizione» di Brera: meglio concentrarsi su ciò che oggi c'è, e non è poco.

Ad accoglierci all'ingresso è l'installazione very design in legno chiaro dell'architetto Mario Cucinella: rimanda alle forme del tempio dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, gioiello della Pinacoteca. Ci dice che qui, a Palazzo Citterio, la storia continua. Saliamo al piano nobile, che inizia dalla sala 40 (in continuità con la Pinacoteca, che chiude con la 39): la straordinaria Fiumana di Pellizza da Volpedo si prende la scena. E poi via, con duecento opere della collezione Jesi e Vitali: capolavori di Boccioni, Carrà, Modigliani, Morandi, Picasso, Braque. «Queste ultime settimane sono state faticose - confida Crespi - perché movimentare le opere dalla Pinacoteca e dai depositi è stata un'impresa. Ma siamo soddisfatti del risultato: c'è questa atmosfera di museo domestico che trovo unica».

Si potrebbe parlare di un ritorno a casa, almeno per i pezzi (79) della collezione Jesi, dono della famiglia che proprio all'ultimo piano di Palazzo Citterio risiedeva. Spiccano l'Autoritratto di Boccioni (osservabile da entrambi i lati) e la sua celeberrima Rissa in galleria. Nella sala accanto, una dozzina di De Pisis e due Modigliani (Moise Kisling e Ritratto di giovane donna) e, prorompente, la Testa di toro di Picasso. Carrà e Sironi chiudono questa prima parte: è il cuore di Palazzo Citterio.

A differenza di un ingresso che privilegia la funzionalità, ci si muove tra soffitti affrescati, luci morbide e spazi ristretti: l'intimità, qui, è il valore aggiunto della visita. Dall'altro lato del piano, ecco la poetica sezione della collezione Vitali dedicata alle nature morte di Morandi («montaliane» le chiama Crespi) mentre in un angolo spuntano un delizioso salotto pompeiano e una stanza-guardaroba trasformata in vetrina per opere grafiche. Tavoli, specchi e teche valorizzano invece le antichità e le opere ottocentesche dei Vitali: tutte riuscite scelte di Cucinella che ha firmato il progetto espositivo (unico inciampo: le didascalie poco leggibili, che però saranno migliorate). In fondo, finalmente liberati dai depositi, ecco i 152 Autoritratti di Cesare Zavattini e le 23 Fantasie di Mario Mafai.

Saliamo al secondo piano, dedicato alle mostre temporanee: ora racconta efficacemente, per la cura di Luca Molinari, la «comunità di Brera» con foto e documenti raccolti nel corso dei secoli mentre il piano ipogeo, dedicato al contemporaneo, ospita la personale di Mario Ceroli (classe 1938), sostenta da Banca Ifis: la foresta di sculture da lui modellate respira nel grey cube progettato da James Sterling negli anni Ottanta.

Palazzo Citterio aprirà per ora solo parzialmente: dal ministero della Cultura va al più presto risolta (tramite concorso nazionale, già in agenda) la questione dei custodi: ne servono una cinquantina. Dopo mezzo secolo, Palazzo Citterio merita di essere aperto a tempo pieno.

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