Milano - Il prezzo della benzina sale ancora, dopo i recenti rialzi del prezzo del petrolio, e torna ai massimi da ottobre. Secondo "Quotidiano Energia", il listino consigliato ai gestori del marchio Shell è arrivato infatti a 1,278 euro al litro. La stessa compagnia ha ritoccato all’insù anche il gasolio, portandolo a 1,125 euro, livello più alto dalla fine di novembre. Dall’8 al 15 maggio - i prezzi della verde del marchio sono aumentati di 0,049 euro. Un incremento che per un’auto di media cilindrata (serbatoio da 40 litri) si traduce in un rincaro di circa 2 euro a pieno.
Protestano i consumatori Adusbef e Federconsumatori chiedono al governo un "intervento urgente", anche ricorrendo a sanzioni, contro la "ormai insopportabile deriva" dei prezzi dei carburanti. "In queste ultime ore - affermano le due associazioni in una nota - si sta perpetuando un’ulteriore speculazione sul prezzo della benzina. Utilizzando i dati del ministero della Sviluppo economico si evince che, con gli stessi costi del petrolio nel 2007, il prezzo della benzina si situava su 1,20-1,22 euro, contro l’attuale attestazione a 1,27-1,28. Che oltretutto - sottolineano - sono prezzi consigliati, ma lontani anche di 3-4 centesimi di quanto in molte regioni sono pagati dagli automobilisti".
Velocità di adeguamento Un’accusa che in consumatori lanciano "a prescindere dalla insopportabile velocità di adeguamento del prezzo della benzina quando il costo del petrolio sale, a differenza di quando scende. A prescindere dall’ormai endemica differenza, naturalmente in più, del prezzo dei carburanti (dai 3 ai 5 centesimi al litro) rispetto ai paesi europei. A prescindere - attaccano le due associazioni - dai conteggi che l’osservatorio Federconsumatori attua rispetto agli andamenti del prezzo del petrolio, delle percentuali di tassazione e del cambio dollaro-euro, che farebbe ritenere attuale una speculazione di circa 12 centesimi al litro sui carburanti".
L'invito al governo Adusbef e Federconsumatori invitano quindi "ancora una volta il governo sia a intervenire sulla filiera per porre fine a questi abusi, anche cominciando a ipotizzare sanzioni per tali comportamenti, sia a realizzare concretamente un processo di liberalizzazione della rete distribuzione carburanti.
Intervenire su questa materia - concludono - significa poter alleggerire le spese dei cittadini da cifre che oscillano, solo per costi diretti, da 160 a 180 euro in meno all’anno e per costi indiretti, dovuti a quelli di trasporto dei beni di largo consumi, a benefici pari a ulteriori 120 euro annui".
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