nostro inviato a Bruxelles
Sa bene che sarà dura e che molti saranno gli ostacoli e gli impedimenti, a cominciare da un Nicholas Sarkozy fuori di sé per la querelle Bce ancora aperta nonostante le rassicurazioni degli ultimi giorni. La Francia, infatti, ormai a una settimana dal passaggio di consegne formale tra Jean Claude Trichet e Mario Draghi al vertice dell’Eurotower - previsto per il primo novembre - si ritrova ad un passo dall’essere esclusa dal board della Banca centrale europea con l’Italia che potrà invece vantare due rappresentanti: Draghi, presidente, e Lorenzo Bini Smaghi che siede ancora nel board ristretto di Francoforte. Una questione che - viste anche le rassicurazioni date dal Cavaliere a Sarkozy - è al momento piuttosto delicata. Silvio Berlusconi, però, sembra intenzionato a temporeggiare. E in attesa di come finirà il braccio di ferro tra Parigi e Berlino, visto che sulle soluzioni da apportare alla crisi Sarkozy ed Angela Merkel non sembrano affatto avere una posizione comune - pare voler restare alla finestra.
Certo, il premier è consapevole del fatto che oggi - quando si aprirà il Consiglio straordinario dell’Ue sulle misure per lo sviluppo - dovrà dare garanzie ai partner internazionali. Ed è per questo che lasciando a tarda sera la cena del Ppe il premier dice di aver parlato «a lungo» con la Merkel convincendola sui provvedimenti che ha in mente il governo italiano. «Penso d sì», spiega Berlusconi rientrando in albergo. D’altra parte, che la Germania sia decisamente incline a interventi più decisi non è affatto una novità, tanto che la Merkel ne avrebbe parlato in un colloquio telefonico con Giorgio Napolitano. Ecco perché quando è ormai notte Berlusconi spiega che sì, «ci sarà un provvedimento con cento misure per sburocratizzare le imprese». In sostanza, quello che chiede da tempo la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Per poi aggiungere: noi quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto, non ci vengano a dire che il problema è l’Italia. È questo, sintetizzando, il succo delle parole di Berlusconi.
Dichiarazioni a parte, però, la situazione è tutt’altro che semplice per Berlusconi che oltre ai pressing di Berlino e Parigi (insieme al dl sviluppo c’e’ sempre la questione aperta con la Francia in attesa delle dimissioni di Bini Smaghi) deve fare i conti con la nuova strigliata di Confindustria («ad oggi il decreto è deludente», attacca la Marcegaglia) e con i nodi tutti interni alla maggioranza, primo fra tutti il braccio di ferro con Giulio Tremonti. Il ministro dell’Economia ha preceduto di qualche ora l’arrivo del Cavaliere a Bruxelles per prendere parte alla riunione dell’Ecofin annunciando, dopo un colloquio telefonico con il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, il varo di un piano di sviluppo per il Sud che conterrà la «revisione strategica dei fondi strutturali per il Mezzogiorno». Un’iniziativa autonoma, quella del ministro dell’Economia che avrebbe mandato su tutte le furie il Cavaliere.
«Ormai Giulio va per conto suo», avrebbe sbottato il Cavaliere. «È la dimostrazione - spiega off the record un ministro - della partita in solitario che ormai gioca il ministro dell’Economia». Il gelo tra i due è ormai cosa nota e la messa a punto delle misure per lo sviluppo ne è la dimostrazione.
A gestire il pacchetto di proposte è Paolo Romani, titolare dello Sviluppo economico che ieri ha illustrato una prima bozza di interventi al capo dello Stato, ma a «pesare» è però proprio il silenzio del superministro contrario ad interventi che non siano a costo zero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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