Franco Ordine
Silvio Berlusconi rimette in sella Carlo Ancelotti. In modo inatteso e neanche richiesto. Forse per questo la dichiarazione («Carlo è il nostro allenatore») resa giovedì notte a Milano, durante la visita alla festa per i 20 anni di Dolce e Gabbana, dal premier che è presidente congelato (dalla legge sul conflitto di interessi) del Milan assume un significato particolare, speciale. Non è una banale riconferma di fiducia nei confronti dellallenatore messo in discussione, dopo Istanbul, più dai risultati e dalle prove della squadra nella nuova stagione che dalle parole o dalle decisioni della società. È qualcosa di più. Apprezzata dallo stesso interessato, rimasto come spiazzato dallintervento presidenziale appreso nel pomeriggio di ieri attraverso laddetto-stampa Mentana. «Si tratta dellennesima dimostrazione di affetto e di stima da parte del presidente e della società nei miei confronti» la frase licenziata al volo dallallenatore rossonero. Dal giorno del viaggio estivo in Sardegna di Ancelotti, scortato dalla moglie Luisa, organizzato per mettere fine alla bagarre scatenata dalla frase sul sarto, tra i due cè un fitto scambio di amorosi sensi. «Carlo è uno di famiglia» ama ripetere Silvio Berlusconi. «Da lui ricevo consigli paterni» gli fa di rimando lallenatore in ogni pubblica intervista.
Eppure la frase di giovedì notte è un messaggio in codice spedito a Milanello, allo spogliatoio rossonero, oltre che allesterno, tifosi e giornali con le antenne sempre dritte. Tradotto, suona più o meno così: «Qualunque cosa accada, Ancelotti resta lallenatore fino al 30 giugno». È il destino, particolare, riservato dalla società a un allenatore che considera «di famiglia» e al quale, anche in caso di clamorosi cedimenti sul fronte dei risultati nei prossimi mesi, non sarà riservata lumiliazione dellesonero in corsa. Non fu così per Zaccheroni, non fu così per Terim né per Tabarez. Come si capisce, è più di un sostegno formale. La stessa frase, più o meno di identico tenore e di grande effetto sul gruppo, pronunciata a Verona nellautunno dell87, allalba della gestione tecnica di Arrigo Sacchi, contribuì a spazzar via dal cielo di Milanello le nuvole che avevano messo in discussione la rivoluzione calcistica del fusignanista. Fu linizio di una svolta storica: arrivarono lo scudetto e una serie industriale di coppe internazionali. Il pieno consenso passato da Silvio Berlusconi allallenatore e incassato da tutto lo staff tecnico, ha un valore simbolico persino per Carlo Ancelotti. Che da oggi in avanti può guardare agli impegni futuri con una diversa sicurezza: potrà limare le sue scelte, procedere al turn-over senza temere contraccolpi dai risultati.
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