Bielorussia: il capo dell'opposizione ha il KGB in casa

Vladimir Nekliayev aveva manifestato contro la vittoria truffaldina di Lukashenko alle presidenziali del 19 dicembre ed era stato incarcerato. Sabato è uscito di prigione e da allora è ai domiciliari

Nel giorno in cui l'Unione Europea ha imposto sanzioni al dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko e a 157 suoi collaboratori, arriva da Minsk una denuncia da parte della moglie del principale leader dell'opposizione nel Paese più sovietico tra quelli ex sovietici: aiutateci, abbiamo il KGB in casa. Sì, perché in Bielorussia i servizi segreti non hanno mai fatto neanche finta di cambiare dopo la fine dell'URSS e si chiamano ancora KGB, come ai "bei tempi".
Olga Nekliayeva, moglie di Vladimir, conosciuto come poeta oltre che come uomo politico oggetto di persecuzioni, fa sapere che gli agenti si sono installati fisicamente a casa loro dopo che il rivale di Aleksandr Lukashenko è stato posto agli arresti domiciliari, sabato scorso. «Vladimir non può comunicare con il mondo esterno, non può usare il computer e il telefono, neanche per chiamare i nostri figli. È completamente tagliato fuori dal mondo esterno».
«Uomini dei servizi si trovano in permanenza nella nostra casa, non lasciano entrare nessuno, tranne me e gli avvocati. Se suona qualcuno alla porta, rispondono loro» , ha raccontato Olga Nekliayeva.
Nekliaev, 64 anni, leader del movimento «Dire la verità», è stato arrestato e incriminato assieme ad altre decine di persone, fra cui altri quattro ex candidati dell'opposizione alle presidenziali, per aver partecipato o organizzato manifestazioni di protesta contro la rielezione di Lukashenko lo scorso dicembre, avvenuta ufficialmente con l'80% dei voti. Il suo movimento ha chiesto di invalidare la rielezione di Lukashenko (che è al potere ininterrottamente da 16 anni) e di tenere una nuova votazione senza la candidatura del dittatore. Sabato Nekliayev è uscito dal carcere ed è stato messo agli arresti domiciliari, così come altri sei oppositori, la più famosa dei quali è la giornalista Irina Khalip, moglie dell'ex candidato presidente Andrei Sannikov, tuttora in carcere.


Oggi i gruppi di difesa dei diritti umani in Bielorussia hanno paragonato la situazione a Minsk con quella in Birmania, dove la leader democratica Aung San Suu Kyi è stata sette anni agli arresti domiciliari, senza piegarsi.

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