Sono tutte e due emiliani, rockettari e adusi alle folle oceaniche. Preferibilmente nel catino bollente e affollatissimo di San Siro. E di solito si guardano bene dal sovrapporre uscite discografiche e tour. Se il 2009 è stato l'anno dell'ennesima apoteosi milanese di Vasco Rossi, quest'anno è il turno del fresco cinquantenne Luciano Ligabue, che ha prenotato il Meazza per stasera alle 21 (tutto esaurito) e domani (in questo caso di biglietti - 39/32 euro - se ne trovano ancora in circolazione). «La competizione va bene nello sport, non nella musica, ognuno fa la sua strada. Con Vasco quando ci siamo incontrati ci siamo divertiti, è simpatico, capisco che possa fare notizia il dualismo tra noi, ma non che si debba scegliere», ama argomentare la rockstar di Correggio, la cui voce negli ultimi tempi si è fatta sempre più duttile ed espressiva. «Il palcoscenico è il mio habitat naturale, la mia malattia. E poi, sono convinto che confrontarmi con dimensioni diverse allarghi i confini artistici», ha aggiunto il Liga, ieri sera ospite della lunga notte per Fernanda Pivano al Teatro Dal Verme nell'ambito della Milanesiana. Mentre i comitati di residenti di San Siro affilano le armi (a quanto pare, l'abbassamento dei livelli di decibel deciso dal Comune non li ha per niente soddisfatti…), Ligabue ha in serbo per la sua gente (alla fine della due giorni i fan sugli spalti dovrebbero essere 120mila) un show-rito formato extra-large, spettacolare e rassicurante, dove ci sarà spazio sia per il pensare alto sia per la festa popolare. Un mix che è diventato col tempo un po' il marchio di fabbrica del personaggio, ragioniere assurto a cantautore e rockstar di riferimento per un'infinità di ragazzi (e non solo), poi scrittore, sceneggiatore e regista. Perchè lui è fatto così e ama mettersi sistematicamente in gioco. Insieme ai classici del repertorio (Urlando contro il cielo, Certe notti, A che ora è la fine del mondo e Balliamo sul mondo) e a un'ampia panoramica dell'ultimo, introspettivo lavoro, Arrivederci, mostro!, l'esibizione milanese sarà prodiga di suggestioni visive, slogan e parole. Sul megaschermo ad altissima definizione da 410 metri quadrati si alterneranno infatti appelli e immagini contro l'omofobia e la privatizzazione dell'acqua (a proposito: ci saranno bottigliette gratis per tutti), Alda Merini e Wahrol, Calvino e De André, Stanlio e Ollio. Super8 e nostalgia, pixel e voglia di divertirsi e di divertire. Così scatterà foto al pubblico subito proiettate sullo schermo e citerà il Boss (nessuna sorpresa: ai tempi degli esordi, vent’anni fa o giù di lì, fu ribattezzato lo Springsteen della Bassa Padana); inviterà sul palco una ragazza come era solito fare Bono e intonerà l'intensa e amara Buonanotte all'Italia («È una canzone sentimentale. Se nasci qui ami l'Italia, ma c'è una frustrazione che non riesce a passare, non ci sono governi che diano servizi alla gente, in questo momento non riescono a promettere un futuro», Liga dixit), mentre alle sue spalle compariranno i volti di Falcone e Borsellino, di Bearzot e Pertini.
Al fianco dell'indistruttibile Lucianone, sul chilometrico palco (privo di parapetti, per la gioia visiva dei fan), una band che definire potente è riduttivo, con un tris di chitarre da kappaò: i fedelissimi Federico Poggipollini e Niccolò Bossini supportati per l'occasione dal produttore Corrado Rustici. A scaldare l'atmosfera ci penseranno come d'abitudine i Rio, la band del fratello di Ligabue, Marco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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