Le bisbetiche dello snowboard domate dalla pista: tutte a casa

La Dal Balcon: «Ho sentito urli alla partenza». La Trettel: «Non ho gufato». Fine ingloriosa di un litigio

Tony Damascelli

nostro inviato

a Bardonecchia

Al mattino, cielo da Magritte, tribune da Picasso. Nuvole bianche nell’azzurro, in alto; facce storte, occhi abbrutiti, in basso. Al pomeriggio, luce grigiastra e nevischio. Due atti della stessa commediola all’italiana. Giovedì 23 febbraio, finalmente la disfida di Bardonecchia, versione moderna e buffa di tenzoni ben più serie e drammatiche. È venuto il giorno dello snowboard femminile, è venuto il giorno della Boccacini e della Dal Balcon, porte girevoli di casa azzurra, una fuori poi dentro, l’altra dentro poi fuori, alla fine tutte dentro con la Trettel bisbetica indomata in tribuna a gufare, secondo radio sci, smentita dalla stessa con qualche dubbio però sulla sincerità: «Non è vero che ho gufato, ho fatto il tifo per la Marion, in pista c’era una sola italiana per me». Come dire alla Boccacini, alla Renigler e alla Dal Balcon, non siete mai state nessuno. Davvero una bella famigliola azzurra.
Scendono sulla tavola le ragazze di ogni dove, hanno gambe da pistard di ciclismo, quadricipiti da gran biscotto, belle paciarotte anche nel viso, pista rossa e pista blu, disciplina perfida questa del parallelo, con un regolamento e uno sviluppo relativo che non sono di facilissimo comprendonio. Si studiano le traiettorie ma anche le ombre che scendono di fianco, ogni curva è una specie di schiaffo o sberleffo. Prima contano i tempi, quindi si fa la somma, poi si passa alla sfida diretta, brevissimo è lo spazio per riflettere. Le prestazioni iniziali sono allora illusorie ma significative di come sta il corpo, oltre che la classifica.
Aldo Boccacini, padre tumultuoso di Corinna, l’uomo che ha stravolto il normale vivere delle azzurre dello snowboard, sta sugli spalti, fiero del risultato, si agita e alza il ditone pollice, dopo il primo run della figlia ventenne. La Corinna mostra i denti al cancelletto di partenza, è una carabiniere pronta a obbedire ma non tacendo, anzi urlando, non scia benissimo ma nemmeno male. La rivale Isabella Dal Balcon va via più sciolta nella prima discesa, superando l’americana Gorgone che conta grande gruppo di fanatici e fanatiche in tribuna. Sembra che la giornata possa dare soddisfazione alle speranzielle rosazzurre, tra una goccia di arsenico e qualche giovane merletto.
Marion Posch fa bene contro la francese Isabelle Blanc mentre va fuori gioco e fuori pista Carmen Ranigler nella sfida contro la Krings, austriaca tostissima. E così prima di pranzo siamo a meno una, eliminata sul campo non dalla Fisi e nemmeno con la possibilità di essere ripescata da una sentenza del Tas.
Si scaldano gli animi, fa anche più caldo, il sole bacia la pista di Bardonecchia poi si nasconde dietro una nuvola bianchissima, non c’è folla ma basta e avanza per fare casino. Corinna Boccacini finisce fuori, la Dal Balcon ha una esitazione in partenza della seconda manche:«Ho sentito qualcuno urlare buu alle mi spalle, non so chi sia stato, forse un’avversaria». Si gioca allo schiaffo del soldato. La Posch si chiama fuori:«Nemmeno l’ho incrociata, io non c’entro» Eliminate, entrambe. L’Italia dello snow board, dopo lazzi e schizzi, ha soltanto cerotti e coriandoli bagnati, non presenta nessuna atleta nei quarti di finale. Si dirà che la concorrenza era qualificata, agguerrita. Lacrime di ragazzine sconfitte, qualcuno giura di avere visto e sentito Lidia Trettel sghignazzare,secondo usi e costumi femminili. Abbiamo vissuto una settimana di cortile, Fisi e Coni sono entrati in contrasto, il Tribunale amministrativo dello sport si è occupato della vicenda, gli avvocati hanno consultato carte, codici, trattati, le ragazze interessate hanno aggiunto veleno ai condimenti di giornata, insomma ci siamo fatti riconoscere anche in questa disciplina.


Poi sono bastate quattro discese per dire tutta la verità, per restituire ognuno e ognuna al proprio ruolo. Ricorderemo lo snow board soltanto per le inutili carte bollate. Il resto è stata polvere di neve nell’asilo infantile.

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