«Bocca di Rosa» in corso Lodi: moglie gelosa incastra le escort

Il via vai di signorine andava avanti da un bel pezzo. «Un anno e mezzo, forse anche due» racconta un ristoratore della zona di corso Lodi. Un tipo che fa il vago ma sembra saperla molto lunga. «Guardi: un andirivieni di donne così splendide non è qualcosa che passa inosservato, di cui ti puoi dimenticare. Se davano nell’occhio? Beh, certe sventole non te le dimentichi in fretta...Me l’avevano raccontato dei miei clienti. E visto che la cosa mi aveva incuriosito, ero andato a dare un’occhiata, solo per vedere eh? Altrimenti mia moglie mi ammazza. Beh, ne valeva la pena». E intanto rovescia gli occhi ammiccante.
Secondo la versione del nostro amico sarebbe stata una donna, molto probabilmente una moglie, gelosa, a guidare i carabinieri del nucleo operativo della compagnia Porta Monforte alla scoperta di un giro di prostitute sudamericane d’alto bordo che si gestivano clienti e compensi in quattro appartamenti nella zona di corso Lodi, «guidate» (e sfruttate) da un italiano di 31 anni, Francesco G., descritto da tutti come un «bellimbusto che non aveva nulla da fare e si vedeva lontano un chilometro che doveva avere tra le mani qualche giro losco». Abito gessato, modi raffinati, Rolex al polso, cravatta di Marinella, il signor Francesco adesso è stato denunciato a piede libero per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
I militari milanesi, infatti, venerdì sera sono intervenuti in quattro stabili dove altrettanti appartamenti - intestati a un brasiliano al momento non rintracciabile - erano stati trasformati in case d’appuntamento. Le basi operative dell’affare a luce rossa erano tre trilocali ai numeri civici 73, 74 e 112 di corso Lodi, nonchè un quadrilocale al 2 di via Breno, una piccola e tranquilla via alle spalle del corso. Abitazioni apparentemente normali. Dove, però, la bellezza mozzafiato delle donne che ci abitavano (perlopiù brasiliane) e il giro di uomini che le andava a trovare hanno fatto rizzare le antenne a più di un residente, spingendolo a segnalare la cosa in caserma.
Dentro questi appartamenti i carabinieri hanno trovato otto sudamericane (una, 28enne, l’hanno anche arrestata perché clandestina), tutte bellissime, tutte arrivate in Italia con la promessa di un lavoro e finite poi a fare le prostitute.


Dall’indagine della compagnia Monforte è emerso che era proprio il sudamericano che, con la promessa di facili guadagni, reclutava le ragazze in America Latina. Poi l’uomo affidava la gestione dell’appartamento all’amico Francesco. Nelle abitazioni sono state trovate diverse schede sim per contattare i clienti, riviste pornografiche e preservativi. Come da copione, insomma.

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