La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta a carico del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, per l'accusa di falso in bilancio in relazione alla compravendita dalla Roma del giocatore Kostas Manolas nell'estate del 2019. L'allora 28enne difensore greco fu ceduto a titolo definitivo dalla società giallorossa per un corrispettivo di 36 milioni di euro.
Si trattava del valore della clausola rescissoria esercitata nella giornata del 30 giugno, l'ultima utile per consentire alla Roma di sistemare i conti realizzando una notevole plusvalenza. Allo stesso tempo il club partenopeo aveva invece ceduto ai giallorossi il centrocampista guineano Amadou Diawara, valutato 21 milioni con un impatto positivo sul bilancio di oltre 19 milioni. A dicembre 2021 il greco, 30 anni compiuti e quasi ai margini della rosa del Napoli, è stato poi venduto all'Olympiacos per la cifra di 3 milioni con una "minusvalenza" di 33 milioni nel giro di due anni e mezzo.
Una nuova accusa che è entrata nell'indagine sulle presunte plusvalenze fittizie per l'acquisto di Victor Osimhen nel 2020. Per questa contestazione i pm capitolini avevano chiuse le indagini lo scorso gennaio. De Laurentiis sarà pronto a farsi ascoltare "per chiarire l'intera vicenda" commentano i legali del presidente del Napoli, gli avvocati Lorenzo Contrada e Fabio Fulgeri.
Nell'affare Osimhen rientrarono oltre al portiere greco Karnezis, tre giovani calciatori del settore giovanile aazzurro: Claudio Manzi, Ciro Palmieri e Luigi Liguori (i primi due nati nel 2000 e il terzo nel 1998). Dal bilancio del Napoli chiuso al 30 giugno 2021, era emerso che i tre furono valutati tra i 4 e i 7 milioni (oltre 5 milioni invece la valutazione di Karnezis), cifre considerate fuori mercato per giocatori senza "curriculum" e che finirono per generale plusvalenze per circa 20 milioni a fronte di un'operazione totale da 76 milioni circa (il costo di Osimhen, ndr). Uno di loro, Liguori si lamentò in una famosa intervista del 2021 di questa situazione, spiegando di non essere mai stato a Lilla e che "non era un'operazione fatta per noi, per il nostro futuro. Era per altro. Ci siamo bruciati per colpa del Napoli. Perché noi non sapevamo nulla".
Entrambi i trasferimenti sono finiti nel mirino della giustizia, con l’accusa di gonfiare i bilanci attraverso operazioni economiche irregolari.
In particolare, si ipotizza che le operazioni abbiano avuto lo scopo di generare plusvalenze fittizie per migliorare la situazione finanziaria del club partenopeo. Sul caso sta indagando il Nucleo di polizia economico-finanziaria (Pef) della Guardia di Finanza di Roma, che ha svolto una serie di accertamenti sugli scambi tra i club coinvolti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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