Un weekend in compagnia di Stefano Bollani. Stasera sarà alla Casa del Jazz, per la presentazione del documentario Portrait in Blue; domani allAuditorium con il Trio danese, per lapertura del Roma Jazz Festival. Bollani presenterà Stone in the water. Nel frattempo, il pianista ha inciso un inedito strumentale di Tenco, per la doppia raccolta Inediti (Ala Bianca).
Questanno sono usciti anche il libro «La sindrome di Bollani» e un documentario.
«Sono cose che generalmente uno si gode post mortem, sono un po stupito di potermele godere ora. Il libro e il documentario hanno il pregio di non essere agiografici o celebrativi, raccontano in modo veritiero come sono andate le cose".
Ha pure collaborato con Samuele Bersani e ha scritto una storia per Topolino.
«Con Bersani ci siamo sempre piaciuti e finalmente siamo riusciti a registrare qualcosa insieme, anche se già tempo fa avevamo suonato Replay dal vivo. Ci frequentiamo più umanamente che musicalmente. A Topolino ho prestato il tenore Confusoni, un personaggio creato per la mia trasmissione radiofonica Il dottor Djembè; il vero onore, però, è vedersi "paperizzato" e messo in copertina».
Da Roma parte un lungo tour con il Trio danese.
«Con mia grande soddisfazione, a fine novembre terrò quattro concerti a Londra. Sono contento perché posso far vedere tutto: il trio, il quartetto con Rava, il duo con Antonello Salis e poi i Visionari. Di solito suoni e devi venir via, stavolta per fortuna non sarà così".
È soddisfatto del disco con Bodilsen e Lund?
«È un disco registrato in una situazione difficile. Eravamo a New York e attraversavo un momento difficile. Nel disco questo si sente, perché allinizio sembra che io voglia andare in una direzione, poi cambio idea, mi fermo e vado da unaltra parte. Inizia con lentezza ma verso la fine è decisamente agitato. Anche se non tutti lo noteranno, riascoltandolo ritrovo le sensazioni che provavo mentre registravo. Non intimo ma introspettivo».
Col brano «Il cervello del pavone» torna un animale citato nella parodia di Battiato.
«Il pavone, per un musicista egocentrico che ama mostrarsi sul palco, è una metafora perfetta. Lo ammetto, è un brano autobiografico».
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