Il collettivo Cua (Collettivo Universitario Autonono di Bologna) dopo il raid di lunedì con tanto di striscioni e rumori di guerra, si è ripetuto martedì. Vittima della contestazione ancora il docence dell'Università Angelo Panebianco. Questa volta non hanno usato nessun cartello o manifesto, bensì grida e urli. Risultato: altra lezione interrotta.
Un'azione che ora fa scendere in campo l'Università, che cerca "soluzioni prendere per permettere al professore di tenere le sue lezioni senza essere bloccato". Non solo, ma anche la Procura si schiera con il docente. "Si procederà per interruzione di pubblico servizio" ha dichiarato il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini.
La contestazione è scattata poco dopo le 9, orario di inizio del corso di Panebianco a Scienze politiche. I ragazzi del collettivo Hobo si sono seduti in aula, confondendosi tra gli studenti interessanti alla lezione. Appena il docente è entrato in aula, hanno cominciato a fargli domande provocatorie, sempre riferite all’editoriale pubblicato sul Corriere della Sera il 14 febbraio, dal titolo "Noi in Libia saremo mai pronti?". Un ragazzo urla: "Guerrafondaio". Un botta e risposta che si è concluso con la decisoone del professore di cambiare aula.
È intervenuta anche Pina Lalli, la numero uno
di Scienze politiche: "Abbiamo sentito le urla dall’aula, abbiamo deciso di spostare la lezione e ho chiesto agli studenti di entrare solo se volevano sentire la lezione. Agli altri ho detto di restare fuori".
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