Bompressi, Mastella costretto a chiedere scusa ai Calabresi

L’imbarazzo del ministro che solo ieri ha telefonato alla famiglia del commissario ucciso per informarla della grazia all’ex Lc

Anna Maria Greco

da Roma

Dopo tanto silenzio, il telefono di casa Calabresi ieri ha squillato due volte. La prima chiamata veniva dal presidente della Repubblica, la seconda dal ministro della Giustizia, con tanto di scuse ufficiali. Solo il giorno dopo firma e controfirma, a tempo di record, sull’atto di grazia ad Ovidio Bompressi le istituzioni si sono fatte vive con la famiglia del commissario ucciso 34 anni fa.
Telefonate sollecitate, indirettamente, dal filtrare delle notizie sull’amarezza di Gemma Calabresi e dei suoi figli per non essere stati informati preventivamente della volontà di restituire la libertà all’esecutore materiale del delitto e di accelerare i tempi anche per la grazia al mandante, Adriano Sofri. Il silenzio della famiglia, dopo l’annuncio del provvedimento di clemenza a Bompressi, è stato eloquente.
E Giorgio Napolitano ha iniziato la giornata con quella che la nota ufficiale del Quirinale descrive come «una cordiale conversazione telefonica» con la vedova, per informarla di ciò che aveva già appreso dai mass media, ma soprattutto per rinnovare «i sentimenti di solidarietà e profondo rispetto per la memoria del commissario Luigi Calabresi».
L’imbarazzo vero, però, è quello di Clemente Mastella, che già dalle pagine dei giornali e poi dalle note di agenzia si è scusato con la famiglia dell’«improvvida» dimenticanza, di non averla avvisata di quanto stava succedendo. Proprio lui che come sottosegretario ha Luigi Li Gotti, che dei Calabresi è stato a lungo il legale, proprio lui che annunciando qualche giorno fa che entro l’anno potrebbe arrivare anche la grazia a Sofri aveva detto che al più presto voleva incontrare i parenti del commissario. «Non c'è stata cattiva intenzione», si è giustificato il ministro della Giustizia, appena arrivato a Lussemburgo per il Consiglio europeo giustizia e affari interni. E da lì poi ha chiamato casa Calabresi, per correggere il suo comportamento «stonato». Ringraziando Napolitano per aver autorevolmente riparato alla gaffe, Mastella ha spiegato: «Non credo che sia stata una dimenticanza partorita da una voluta negligenza, un'indifferenza rispetto a sentimenti, a valori di fondo. Assolutamente no. Piuttosto, reticenza proprio per rispetto del riserbo della famiglia». Il ministro ha ricordato che da sempre è stato favorevole ad «alcune grazie», da concedere con particolare attenzione agli aspetti umanitari, e ora lo ha confermato. Bompressi, ma anche Sofri.
L’imbarazzo di Mastella in realtà è doppio, perché c’è da correggere anche la sua fuga in avanti sul possibile atto di clemenza all’ex leader di Lotta continua, che non ha mai presentato la domanda, né accettato la condanna. Il guardasigilli ha detto «entro l’anno», ma la storia di Sofri è ben diversa da quella di Bompressi e ora teme di aver fatto un passo falso e deve rettificare: «Non mi nascondo la complessità della vicenda, anche in relazione a quanto dolorosamente espresso dalla famiglia Calabresi. Nella sua definizione si dovrà continuare a esprimere rispetto nei confronti della famiglia.Vedremo quale sarà e con quali modalità». Quanto ai tempi, il ministro ha sottolineato che «la grazia è sempre un fatto eccezionale che non avviene quotidianamente». Vedremo, speriamo... Mastella si augura il «buon esito» della vicenda Sofri, ma non è più così sicuro.
Intanto, a Bompressi è già stato notificato il decreto presidenziale, nella sua casa di Massa dove continuavano ad arrivare le telefonate di felicitazioni degli amici.

Il condannato graziato ha annunciato che continuerà a lavorare all’Anpi, dov’è stato impegnato come archivista in questi anni di arresti domiciliari per gravi motivi di salute. Sofri, invece, partecipava a Roma a un dibattito del Foglio sulla guerra in Irak con Piero Fassino e alle domande opponeva un secco: «Non dirò neanche una parola sulla grazia».

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