Bonanni: «Inaccettabili i diktat di Damiano Ha ceduto alla piazza»

Il segretario Cisl: «Sulla riforma del lavoro a tempo determinato sbaglia tutto»

Antonio Signorini

da Roma

Tra il governo e la Cisl torna il gelo e le cause sono due. Innanzitutto l’uscita del ministro del Lavoro sui contratti a termine. Il diktat di Cesare Damiano alle parti sociali (raggiungete un accordo per riformarli in tre mesi altrimenti l’esecutivo farà un legge) non è piaciuto al segretario generale Raffaele Bonanni che non si spiega nemmeno il perché il ministro Ds abbia deciso di fare uscire le «linee guida» se non la «tempesta politica» che su questi temi si è scatenata dentro la maggioranza. Poi c’è il nodo degli statali. Le incertezze del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, secondo il leader della Cisl, vanificano gli accordi presi dal governo con i sindacati.
Cosa non le piace dell’invito che vi ha rivolto il ministro del Lavoro?
«Mi è parso sbagliato nel metodo e nel merito. Damiano ha annunciato questa iniziativa come se la riforma del lavoro a tempo determinato fosse una sua esclusiva competenza».
E non lo è?
«A Damiano abbiamo avuto modo di ripetere più volte che noi vorremmo che su questi temi si comportasse come il ministro spagnolo del Lavoro del governo Zapatero. Ha messo a disposizione incentivi e poi ha invitato le parti a trovare un accordo. E non si è mai permesso di imporre tempi ai rappresentanti delle imprese e dei lavoratori. Si è seduto accanto a loro e ha aspettato che si mettessero d’accordo».
Forse non è un metodo applicabile alle parti sociali italiane...
«Persino il ministro Cesare Salvi accettò un accordo sul tempo determinato fatto dalle parti, che tra l’altro fu siglato da Cisl, Uil e Confindustria e senza la Cgil. Alla fine della scorsa legislatura il ministro Maroni riprese interamente un accordo sui contratti a tempo tra imprese e sindacati e lo trasformò in legge senza cambiare una virgola».
Non pensa che con questo governo potrebbero prevalere tesi care ai sindacati? Damiano, in fondo, vuole limitare l’uso dei contratti a tempo...
«Per esperienza so che un accordo raggiunto con la mia controparte, cioè con i datori di lavoro, vale molto di più di una norma che scrive un ministro, anche se vuole farmi un favore. Il primo, tra l’altro, ha il pregio di durare più di una legislatura. Poi, in questo, caso, non capisco proprio perché il ministro abbia sollevato questo tema».
In che senso?
«Non c’è una nuova direttiva europea, c’è una norma che funziona bene da sei anni... Non capisco, a meno che non abbia pesato la tempesta che c’è nel suo mondo politico. Che siano prevalse ragioni che possono essere importanti per lui, ma che non c’entrano niente con l’interesse generale».
Comunque la Cgil ha accolto positivamente le linee guida di Damiano...
«Così si rischia di creare un clima di sfiducia tra le parti. E non mi spiego perché un ministro che continuo a giudicare equilibrato e attento, abbia scelto questa strada».
Forse ha pesato la manifestazione anti precarietà?
«Se fosse così avrebbe commesso un errore ancora più grave. E non mi sembra di vedere altre spiegazioni».
Sugli statali il governo fatica a trovare le risorse per gli aumenti del 2007. Siete disponibili a un rinvio?
«No. E non capisco il perché di queste incertezze. Il problema non è solo quello delle risorse, è quello di renderle disponibili subito dopo la firma dei contratti, così come succede nei settori privati. Non dopo sei mesi, come accade adesso.

Tra l’altro noi come Cisl ci siamo impegnati a fare la nostra parte e a trasformare i meccanismi contrattuali in modo da spostare il salario verso la maggiore produttività. Anche per rispondere con i fatti concreti alle campagne mistificatorie che si stanno facendo contro il pubblico impiego».

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