Bondi e Cicchitto: Forza Italia riparta dalla base

I due coordinatori: più attenzione al livello locale e alla selezione della classe dirigente

da Roma

Il dibattito è aperto e ormai in ogni partito della Cdl si guarda a come ridisegnare il futuro del centrodestra. Dopo il documento di An che annunzia che in prospettiva la propria area di appartenenza internazionale è quella del Partito popolare europeo, i dirigenti di Forza Italia spiegano come sia ormai necessario arrivare a un nuovo congresso nazionale, un nuovo statuto e avviare un nuovo ruolo nel rapporto con il territorio. A dare il via al dibattito i due coordinatori nazionali, Fabrizio Cicchitto e Sandro Bondi. Il primo punta più sulla necessità di andare in tempi medi a definire il partito unico, strumento necessario per respingere qualunque ipotesi di Grosse Koalition tra Ds e Fi. Il secondo lancia attraverso le pagine del nuovo Domenicale (settimanale di politica e cultura edito da Marcello Dell’Utri) la prossima rivoluzione organizzativa del partito degli azzurri in vista del congresso nazionale «che sarà un momento di dialogo alto in cui tutte le anime del partito porteranno il loro contributo a partire dal tema delle prospettive del partito unitario».
Anche per Fabrizio Cicchitto Forza Italia, che alle ultime elezioni si è confermata primo partito italiano, ha «il diritto-dovere di rilanciarsi sul territorio, di fare i conti con se stessa e con le esigenze di rinnovamento». Due le direttrici di marcia: consolidare e ampliare il proprio interclassismo, fare i congressi provinciali il prossimo autunno, per poi puntare al congresso nazionale. Per Cicchitto è necessario che Fi confermi il «suo carattere pluriculturale», come ha voluto sin dall’inizio Silvio Berlusconi, e si consolidi come partito nel quale sono confluite «persone del mondo cattolico, dall’area socialista, da quella laico-liberale e persone che hanno iniziato a fare politica con la nascita di Fi». Entra nel merito del dibattito sull’ipotesi di grande coalizione tra i due partiti maggiori delle due coalizioni e spiega come questa sia un’ipotesi non solo «improponibile ma anche impraticabile». E rilancia la necessità di verificare la possibilità di avanzare verso il partito unico, che ha davanti a sé una serie di questioni da risolvere: «La legge elettorale proporzionale, la capacità di coprire un’area di centro nel momento in cui nel centrosinistra l’area moderata e riformista è molto compressa, nonché la necessità di tenere in vita il rapporto con la Lega e il chiarimento politico con l’Udc».
Se Cicchitto rilancia i temi politici di fondo su cui dovrà incardinarsi il dibattito del partito dei prossimi mesi e ipotizza anche in attesa del partito unico della Cdl una federazione dei partiti del centrodestra, Sandro Bondi batte il ferro sugli aspetti organizzativi del partito Fi. «Alla centralità della leadership di Berlusconi - spiega - occorre affiancare una strumentazione strutturale di partito, in modo che il carisma democratico di Berlusconi attivi e garantisca un processo di riforma interno a Fi». A questa premessa aggiunge che per «creare un vero partito occorre selezionare la classe dirigente a vari livelli ed è il compito di un organo deputato a questa operazione».

Puntando al congresso nazionale, è necessario per Bondi creare «una rete aperta» che consenta scambio permanente tra i vari livelli politici, non più determinati soltanto dall’alto, una rete che coordini i vari territori e abbia «rappresentatività in sede decisionale». Il coordinatore di Forza Italia prevede inoltre una conferenza programmatica per poter preparare il congresso in modo da «far confluire nuovo sangue a Fi e nuova ossigenazione alla sua politica».

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