Il tribunale condanna l'Inps a pagare il "bonus mamma domani" anche alle straniere senza permesso di soggiorno di lungo periodo. L'ultima sentenza in favore delle donne immigrate arriva dal Tribunale di Bergamo, sezione del Lavoro. L'Ente previdenziale nell'eslcludere dagli "800 euro" di incentivo avrebbe mantenuto una "condotta discriminatoria" e così è stata condannata.
La legge sull'incentivo
Un anno fa la legge 232 aveva previsto per le madri in gravidanza nel 2017 un bonus economico. La legge, in teoria, non indica distinzioni particolari tra immigrati e autoctoni. Ma l'Inps, con una circolare propria, aveva interpretato la norma tendendo ad escludere quelle donne che vivono in Italia ma sono prive di un permesso di soggiorno di lungo periodo. Condanne simili erano arrivate anche da altri Tribunali (leggi).
Il bonus alle mamme straniere
Di fronte al Tribunale di Bergamo, come racconta oggi il Corriere, si erano presentate 24 madri provenienti da 12 diversi paesi nel Mondo. Secondo il giudice del Lavoro hanno ragione loro: la circolare dell'Inps cozza con la norma approvata dal Parlamento e anche con la direttiva 2011/98 dell'Unione Europea, secondo cui le prestazioni di maternità devono essere garantite a tutti i migranti che sono in possesso di un permesso per famiglia o per lavoro. Non servirebbe, dunque, quello di lungo periodo (più difficile da ottenere).
Secondo il giudice, nonostante l'Italia non abbia recepito la direttiva Ue, la "disposizione ha efficacia diretta nell'ordinamento interno, in quanto chiara e incondizionata". Dunque deve essere applicata, anche dall'Inps. Risultato: l'Inps dovrà versare gli 800 euro alle madri oltre agli interessi e a 3mila euro di spese legali.
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