«A bordo di una astronave ho dipinto quadri fra le stelle»

Gregorio Mancino, artista-astronauta, ha realizzato cinque opere in assenza di gravità a 13mila metri di altezza

Gregorio Mancino dipinge in un deposito di sogni. Ma per lui il desiderio numero uno è sempre stato volare nello spazio. Così, dopo aver seguito un severo corso di addestramento, è diventato l’unico pittore-astronauta di cui si ha notizia.
Quando vado a trovarlo nel suo «cosmo-rifugio» lungo i Navigli, questo quarantacinquenne con l’animo di bimbo mi fa accomodare su un divano che è una tavolozza di colori. Attorno a me fantastici quadri che sembrano arrivare da lontane galassie. La verità è che sono stati realizzati in assenza di gravità a 13mila metri di altezza in una navicella sparata dalla base di Cape Canaveral, in Florida. Gregorio era lì: a bordo dello shuttle. E ha potuto osservare la Terra da una prospettiva che tutti vorremmo ammirare almeno una volta nella vita. Opere che Mancino offre in beneficenza, perché secondo lui l’arte è l’occasione per condividere esperienze, emozioni, sentimenti.
«Lassù, a un passo dalla Luna, è stato come tornare nel ventre materno - ricorda Gregorio -; una sensazione di pace, di serenità, simile a uno stato paradisiaco».
Mancino è abituato a dipingere in velocità su pattini, scale mobili, biciclette, treni, autobus, elicotteri, ma mai si era spinto ai confini dell’universo. Una missione scientifica con fogli e pennarelli legati al corpo per evitare che naufragassero nell’atmosfera zero. Ora le tute spaziali usate per il «vernissage celeste» sono diventate parte integrante di tele che trasformano lo studio sui Navigli di Gregorio in un buco nero illuminato dal pulviscolo della fantasia.
Movimenti e idee che orbitano su coordinate astrali, ma pure lungo i perimetri di «non-luoghi» come ospedali, ricoveri e carceri. «La nostra società frenetica - spiega Gregorio - ha attribuito al movimento stesso una valenza negativa, io voglio invece dimostrare che il movimento può essere usato per esprimere positività». Energia rigenerante che proviene da mondi alieni. E infatti la Sojuz magica dell’atelier-Mancino sembra la succursale di un asilo per piccoli extraterrestri: disegni infantili, oggetti recuperati da asili marziani, giocattoli che rivivono in rielaborazioni da X-files. Tutto mixato nel frullatore Ufo di casa-Mancino dove, a fianco alla «Zero Gravity Certification», trovi l’attestato di appartenenza al «Gruppo pittori di Via Bagutta». Caos, Big Bang primordiale tra materiale riciclato o riciclabile: Barbie, Pinocchi, pneumatici, riviste pronti a trasformarsi in creazioni da inserire in capsule del tempo.

Dove passa la storia, Gregorio c’è: dal murales realizzato a Gerusalemme, ai lavori ludici con i bambini di Nairobi. Sempre alla scoperta di nuove parabole, libero dai diktat delle gallerie, scevro dai ricatti del mercato. Insomma, come dovrebbe essere la vera arte. Ormai estinta, almeno sul nostro pianeta.

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