Borg in bolletta cerca danaro e vende i trofei di Wimbledon

L’ex campione mette all’asta 5 coppe e 2 racchette. «Ho bisogno di sicurezza finanziaria». Ma può essere una mossa per depistare il fisco svedese

Lea Pericoli

Bjorn Borg ha messo in vendita i preziosi trofei vinti a Wimbledon. Si tratta di 5 meravigliose coppe e di 2 racchette di legno. Con la prima lo svedese battè in finale Ilie Nastase, nel 1974. La seconda, nel 1981, gli regalò il titolo contro John Mc Enroe: «Non è facile separarsi da certi ricordi - ha detto Borg - ma ho bisogno di garantire sicurezza finanziaria a chi mi sta vicino». L’uomo di ghiaccio che in carriera conquistò 5 Wimbledon, la coppa Davis, 6 Roland Garros, 62 tornei e che soltanto in premi in denaro accumulò 3.655.000 di dollari (lascio quindi immaginare a quanto ammontasse la sua fortuna se si considerano esibizioni e sponsorizzazioni) è ridotto male. Che grande peccato!
Ricordo il suo addio prematuro e straziante al mondo del tennis a soli 25 anni. Un addio seguito da troppe scelte sbagliate. Amministratori, soci, sedicenti amici, mogli e fidanzate hanno fatto sì che oggi il campione sia costretto a vendere ciò che di più prezioso gli rimane di un grande passato. Mariana Simionescu, la sua prima moglie, si è risposata e vive a Montecarlo. In seconda battuta Borg visse con una modella dalla quale ebbe un figlio. Poi, come un tornado, entrò nella sua vita Loredana Bertè. La «sposa in rosso» che tentò il suicidio mentre lui, accompagnato da un improbabile Guru, affogava contro Arrese, sul campo Centrale di Montecarlo. Il tentato suicidio di Loredana fu seguito dopo poco tempo dal tentativo di uccidersi dello stesso Borg. Un romanzaccio ideato dal peggior autore! A questo punto arriva il terzo matrimonio con Patricia Hostfeldt, che gli ha dato il secondo figlio.
Per quanto mi riguarda, che Borg sia ridotto al punto da vendere i trofei per risolvere problemi finanziari è triste però mi è difficile immaginare che delle coppe, per quanto possano interessare i collezionisti, riescano a risolvere problemi finanziari seri. A darmi lo spunto per concludere il mio articolo è stata una telefonata a Cino Marchese, che conosce bene il campione perchè è stato suo grande amico. Fu lui a firmare perchè lasciassero uscire Borg dall’ospedale a Milano, quando tentò il suicidio. Anni dopo lo convinse a giocare gli over 35: «Bjorn mi ha deluso perchè non ha rispettato la nostra grande amicizia - ha detto Cino - perchè non è venuto alla festa per i miei 25 anni nel torneo di Palermo. Ma posso assicurarti che, a quanto mi risulta, la situazione finanziaria non è così drammatica come può far credere la decisione di mettere all’asta i trofei.

Mi auguro che si tratti di una mossa strumentale, forse il tentativo di dirottare il fisco svedese che è severissimo». Si tratta di una ipotesi fragile, ma è il finale zoppo che piace a noi romantici ansiosi di salvare, almeno in parte, il ricordo di un mito.

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